«Che uno più uno possa fare tre è soltanto una speranza. Contraria alla logica matematica, ma comunque una speranza. Che uno, da solo, rischi di diventare zero è invece una certezza». È questa la risposta alla domanda su come le aziende di natura aggregativa possano tenere il passo di fronte ai processi di concentrazione in atto sul mercato dell’autotrasporto. A pronunciarla è Daniele Lucertini, responsabile commerciale del settore liquido della Carp di Pesaro, spiegando le ragioni che hanno spinto la cooperativa marchigiana a siglare un contratto di rete con un’altra cooperativa, la Consav di Faenza, in base alla convinzione che non si creano sinergie e aggregazioni tra strutture, se si rimane sempre più soli a coltivare il proprio giardino, si rischia di non sopravvivere. L’intesa, maturata dopo un anno di gestazione, include un accordo commerciale e l’integrazione degli uffici traffico, in modo da movimentare in comune un’ottantina di camion, tutti impegnati nel trasporto in cisterna di prodotti alimentari, seppure in segmenti distinti. «Consav è da sempre specializzata nel vino (che pesa per circa il 70% del suo fatturato) anche perché si trova in un contesto in cui è molto diffusa la presenza di cantine – spiega Lucertini – mentre le cisterne della Carp sono sempre state al servizio di zuccherifici e oleifici. Così abbiamo creato un polo unificato, specializzato in un settore specifico e in grado di coprire tutte le tipologie merceologiche tra trasportare in cisterne per alimenti, per verificare se, ponendosi con questa nuova veste, riusciamo a intercettare una maggiore domanda di trasporto».
La rete, uno specchio per essere migliori
Carp e Consav sono realtà diverse, ma con un destino comune. Lavorano in settori in parte analoghi, ma soprattutto sono nate in momenti molto vicini, nel 1973 la prima, nel 1974 la seconda. E mettere insieme due storie che cumulate superano il secolo richiede ovviamente un lavoro preparatorio, lungo ma edificante. «Per comprendere il potenziale che l’unione avrebbe potuto generare ci è voluto del tempo – constata Laura Cattani, responsabile commerciale e logistico della Consav – ma alla fine è stata l’occasione per elaborare un processo di crescita, che è diventato anche un percorso culturale». E questo è un aspetto importante: quando si uniscono le forze, quando si trasferisce una parte della propria singolarità in un contesto collettivo, si cerca di conferire soltanto il meglio di cui si dispone. È un po’ come prepararsi a partecipare a una festa e si indossa l’abito migliore. Lucertini lo conferma: «Mettersi insieme induce a unificare non soltanto gli spazi fisici, ma anche quelli informatici. Ecco perché il primo investimento è stato quello di dotarsi di un gestionale comune e di digitalizzare i relativi processi. E così scopri che la sinergia induce, per esempio, a liberarsi di tanta carta che avevi sempre usato e di cui invece puoi fare tranquillamente a meno».
Vantaggi: gestire i picchi senza subvezione
Questa è la premessa, dedicata alle ottimizzazioni da generare prima di mettersi in moto. Poi, una volta partiti, ne scaturiscono altre, decisamente concrete. La prima riguarda il contatto con la committenza, a cui si è in grado di proporre – tramite la rete – un servizio più allargato e completo con cui soddisfare meglio la domanda, almeno quando questa è alla ricerca di concentrazione. «Non è una regola – puntualizza Cattani – soprattutto in questo settore. Perché la committenza sa che il trasporto di liquidi alimentari è spesso cadenzato in termini operativi dalla stagionalità. È così per il mosto, ma anche per la movimentazione del pomodoro appena lavorato. E per gestire questi picchi possono succedere due cose: o il committente lascia aperto un dialogo con più fornitori per avere sempre una riserva, oppure è il primo vettore che si cerca un secondo».
Con la rete la situazione cambia. Perché consente di far fronte a entrambe le opzioni tramite la medesima soluzione. Nel senso cioè che per un verso il committente sa che ha di fronte un interlocutore in grado di andare oltre l’ordinario, in quanto dispone di un parco veicolare in grado di entrare in gioco nei picchi. Per altro verso la rete acquista consapevolezza che, di fronte alle impennate della domanda, può organizzare i propri trasporti all’interno, senza dover ricorrere alla subvezione, in modo da mettere più macchine in condizione di fatturare.
Vantaggi: bilanciamenti ottimizzati e taglio dei viaggi a vuoto
Non sfuggirà che in questo schema rimane centrale la relazione diretta con la committenza, presupposto fondamentale per poter giocare nel campionato maggiore del trasporto. Perché è evidente che – sottolinea il responsabile commerciale Liquido del Carp – laddove si perde tale contatto si offusca la visione del mercato e si perde il polso del lavoro». Quindi, anche tale prossimità va inclusa tra i vantaggi della rete.
Altri poi scaturiscono dalla scala. Nel senso che tanti più veicoli ci si trova a gestire, tanto più facile diventa innescare economie. Facciamo due esempi, una di ordine generale, l’altra specifica del settore. La prima riguarda la conquista – spiega Lucertini – di bilanciamenti più vantaggiosi e in grado di ridurre i viaggi a vuoto». E il contenimento in tal senso potrebbe essere di circa il 20%.
La seconda, sempre derivante dal disporre di un parco più numeroso, si conquista sotto forma del cambio di prodotto, perché – fa notare il rappresentante del Carp – «una possibilità più ampia di interscambi consente di incastrare viaggi analoghi in andata e ritorno, evitando la spesa per il lavaggio».
Le leve competitive della rete
Rimane da chiarire l’interrogativo fondamentale: può una rete di un’ottantina di macchine è in grado di competere su un mercato dell’autotrasporto segnato da concentrazioni e da imprese sempre più grandi? Per Cattani bisogna comunque pensare di crescere soprattutto in termini strutturali, perché «una grande azienda privata, in cui esiste un unico proprietario, in genere dispone di un livello manageriale e di un’organizzazione imprenditoriale più evoluta». Lucertini invece è convinto che una struttura aggregativa, a maggior ragione se connessa in rete con altre della stessa natura, riesce a ottenere un valore aggiunto costituito essenzialmente dalle persone: «Di camion – chiarisce – ne puoi comprare a migliaia, ma la dedizione al lavoro che anima il padroncino associato in cooperativa sarà sempre maggiore rispetto a quella di un autista o di un trazionista. Tutto sta a farlo sentire come parte del tutto, a fargli percepire che ognuno lavora per un collettivo che poi restituisce tutto con gli interessi». Ed è proprio per questo che la somma dei singoli in cooperativa determina un effetto moltiplicatore (e fa sì che 1+1 arriva a fare 3).
Ciò detto la rete di Carp e Consav è comunque un punto di partenza. In prospettiva, se le condizioni lo consentono, le relazioni tra le due realtà potrebbero investire anche altri ambiti e condurre – perché no – a una fusione. Ma soprattutto l’intento delle due cooperative è quello di creare una sorta di contenitore aperto, in grado di attrarre altre aziende in grado di condividere il progetto. Insomma, se ci sono altre realtà aggregative ancora convinte che la forza possa scaturire dall’unione, la rete Carp-Consav potrebbe fare al caso loro.