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Quando l’aumento delle imposte riduce le entrate per l’Erario: il caso dell’automotive

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Aumenta l’Iva, compresa quella sui carburanti. D’altra parte c’è una cattiva abitudine che caratterizza i governi italiani degli ultimi anni: piuttosto che ridurre la spesa, affrontano le problematiche di cassa aumentando le imposte. E nella stragrande maggioranza dei casi queste imposte si indirizzano verso il settore dei veicoli (sia auto che camion) in maniera più o meno diretta. Stando ai dati elaborati dall’Anfia, il prelievo fiscale sulla filiera automotive nel 2012 si è attestato a 72,73 miliardi di Euro, con una crescita del 3,8% rispetto al 2011, anno in cui già si erano superati i 70 miliardi di Euro (+4,8% sul 2010). A spingere in alto questa percentuale è soprattutto la  quota di tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo, pari all’81,8% del gettito complessivo del comparto per un valore di 59,5 miliardi di Euro, in crescita del 6% rispetto al 2011. Un incremento conquistato a colpi di aumenti dei prezzi dei carburanti dinamica (a doppia cifra per benzina e gasolio) sospinti da sette aumenti di accise e da due di Iva in due anni, a fronte di un calo dei consumi che per il gasolio tocca il 10,4%.

Di assoluto rilievo è anche l’aumento registrato dal gettito derivante dalla riscossione dell’IPT, che secondo l’Anfia ha raggiunto il 12,8% rispetto al 2011 per un totale di 1,37 miliardi di Euro. Ma anche qui calano le pratiche e aumentano le imposte.

Ma questo gioco all’aumento potrebbe diventare anche una sorta di boomerang, perché si sa che la tassazione oltre una certa soglia per un verso scoraggia i consumi, per un altro induce all’evasione.

Un concetto perfettamente spiegato dalla parabola del superbollo che, introdotto tra il 2011 e il 2012, avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 168 milioni di euro in più, ma in realtà le cose sono andate in maniera addirittura opposta. Nel solo 2012, infatti, si è determinata una perdita complessiva, tra minori entrate fiscali e mancato introito, di circa 140 milioni di euro da suddividere tra Stato, Regioni e Provincie. E non a caso, in una lettera indirizzata al ministero dell’Economia, Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto Unasca e Unrae chiedono di «abolire la dannosa e controproducente sovrattassa sul bollo auto… che ha prodotto una serie di effetti perversi che stanno penalizzando l’Erario, il mercato dell’auto e il suo indotto».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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