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Polemiche estive sui costi minimi

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La polemica sui costi minimi non si placa neppure ad agosto. A inizio mese è Anita a denunciare l’iniquità dell’applicazione indiscriminata dei dati elaborati dal ministero dei Trasporti a tutte le imprese. Il presupposto della polemica è in particolare derivante dal fatto che da metà giugno questi dati non sono più soltanto di riferimento per i contratti verbali ma anche per quelli scritti. “E’ inaccettabile – scrive l’Associazione aderente a Confindustria in una nota – che siano applicati costi minimi d’esercizio che non tengano conto della dimensione e della struttura organizzativa delle imprese, dell’impegno tecnologico e strutturale”. In questo modo, continua, “si rischia di danneggiare l’intero sistema d’autotrasporto, finendo per imporre una tariffa contraria alle norme di libera concorrenza”. Di conseguenza Anita chiede la ripresa dei lavori dell’Osservatorio al fine di individuare dati di costi minimi rispondenti al meglio alle esigenze delle imprese di autotrasporto.
Una richiesta che Contrasporto giudica confusa e contraddittoria.” È vero – scrive il presidente Paolo Uggè sul sito dell’associazione – che il caldo può favorire abbagli, ma non fino a far dimenticare che le norme di legge sono la traduzione di un protocollo di intesa che la stessa Anita ha sottoscritto”. Decisamente preoccupante appare la confusione sul termine “costo minimo”, prosegue Uggè: “I costi minimi della sicurezza non coprono infatti i costi delle imprese strutturate, ma solo quelli della vezione, praticata nel rispetto delle leggi. I costi veri, se vuole, l’Anita li può scoprire sui giornali specializzati del settore. Lì può vedere che le cifre calcolate sono ben superiori dei costi minimi elaborati dal ministero competente”. Ma Uggè va anche oltre arrivando a sospettare che le preoccupazioni dell’Anita derivano dal fatto che le grandi imprese di autotrasporto aderenti ad Anita devono pagare ai piccoli autotrasportatori quanto dovuto per non incorrere nella responsabilità condivisa.
La replica di Anita non si è fatto attendere: “Strano che il nostro comunicato stampa non sia piaciuto al presidente di Conftrasporto visto che in una dichiarazione sul suo blog lo scorso 4 agosto, giorno precedente alla diffusione del comunicato Anita, egli stesso aveva affermato come noi “la volontà nel ricercare, per settori specifici, soluzioni idonee a rendere meglio applicabile la legge”.
Ciò detto, Anita ribadisce l’importanza di determinare  costi minimi “in funzione delle diverse tipologie di trasporto al fine di assicurare a ciascun vettore corrispettivi che tengano conto anche degli oneri di sicurezza”.
Anita conclude poi ricordando che aveva sottoscritto il protocollo d’intesa perchè prevedeva una differenziazione tra contratti scritti e verbali. “E per noi – chiude la nota – la mancata individuazione di parametri di differenziazione di costo per le varie tipologie di trasporto e di trattamento tra contratti scritti e verbali, rischia di colpire fortemente le imprese di autotrasporto”.
E così, con questo ping pong di polemiche l’estate è quasi finita. Ma la stagione dei contrasti sui costi minimi sembra non debba mai terminare.

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

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