«Avremmo avuto bisogno di 3-4 centralisti in più per rispondere ai dubbi, alla confusione, allo spaesamento di centinaia di aziende associate, e in particolare dei loro uffici traffico, che all’improvviso, un mercoledì di metà luglio, hanno scoperto che dovevano cancellare dal calendario il venerdì pomeriggio successivo. Ma l’autentico danno è stato quello di aver ribaltato tutta l’organizzazione inutilmente o, peggio ancora, di aver dovuto lavorare due volte per ristabilire la situazione precedente. A conti fatti soltanto le nostre imprese hanno subito gravi perdite».
Scuote
«Non voglio entrare nel merito della questione: è chiaro che se un’impresa ha meno giorni a disposizione per lavorare abbassa la soglia di produttività. Ma è vero pure che il ministro ha agito per “atto dovuto”. Però, quando si entra come in questo caso nell’organizzazione delle imprese, invece di generare caos e disorientamento, sarebbe più opportuno consultare chi lavora, per cercare di capire e quindi di bilanciare tutti gli interessi in campo. Non si può diffondere un atto normativo che prevede un divieto di circolazione dopo appena tre giorni. Ma soprattutto non si può diffonderlo senza sapere se si riuscirà a pubblicarlo per tempo in Gazzetta Ufficiale. È chiaro che in questo modo si genera difficoltà e nervosismo».
Ma Pietrelli non intende esasperare i toni. Piuttosto vuole suggerire un metodo che eviti il ripetersi di situazioni di questo tipo. «C’è bisogno di rispetto. A maggior ragione ora, che le aziende recano fresche le ferite procurate dalla crisi economica. A maggior ragione ora, che il vento dell’antipolitica soffia discredito sui palazzi del potere. Se il decreto non viene pubblicato, si attenda un attimo, ci si confronti con le parti sociali, si concerti il tutto. Così, la possibilità di non commettere errori si ridurrebbe drasticamente».
Pietrelli: «Divieti di circolazione? Adesso è meglio un confronto»
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