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Operazione Ghost Credit: anche una società di autotrasporto toscana coinvolta nella truffa

Alla società di autotrasporto della provincia di Lucca coinvolta in una frode all'erario di circa 13 milioni di euro sono stati sequestrati beni mobili e conti correnti per un valore complessivo di 120 mia euro

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La Guardia di Finanza della Compagnia di Nettuno (Roma) ha portato alla luce una ingente truffa con danni all’erario per oltre 13 milioni di euro in cui sono coinvolte numerose aziende operanti sul territorio nazionale e alcune legate al mondo del trasporto. In particolare a Capannori, in provincia di Lucca, sono stati sequestrati veicoli e bloccati conti correnti per un valore di circa 120mila euro a una società di autotrasporti, ritenuta coinvolta nel sistema truffaldino escogitato da un noto pregiudicato romano per frodare il fisco e l’Inps.

Per la precisione, la maxi-frode fiscale, vede indagate quindici persone cui sono ascritti i reati di omessa o fraudolenta dichiarazione dei redditi, indebita compensazione dei crediti d’imposta, riciclaggio e autoriciclaggio, nonché emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le indagini, dirette dalla procura della Repubblica di Velletri e che hanno condotto a sequestri per almeno 11 milioni di euro (oltre a Lucca anche a Roma, Bergamo, Caltanissetta, Caserta, Como, Frosinone, Latina, Milano, Palermo, Ragusa, Treviso e Varese), hanno preso il via dagli accertamenti svolti nei confronti di una società formalmente operante nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi (in realtà inattiva), avente sede nel comune di Nettuno. Nonostante l’inattività, la società vantava cospicui crediti verso il fisco, maturati tramite Iva e con spese sostenute per attività di ricerca e sviluppo nel settore dell’innovazione tecnologica.

Gli inquirenti hanno successivamente esteso il raggio d’azione delle indagini, individuando una seconda società utilizzata per il perfezionamento della frode fiscale. La frode architettata prevedeva infatti la creazione artificiosa di crediti d’imposta ceduti a titolo oneroso, per un corrispettivo pari al 5-10% del loro valore nominale, a varie imprese sparse in tutto il territorio nazionale. I crediti di imposta acquistati erano poi portati in compensazione con i debiti maturati dalle aziende nei confronti dell’erario e dell’Inps. I proventi della frode infine venivano fatti confluire sui conti di una terza società, che aveva la stessa denominazione sociale di una delle altre due coinvolte nella frode, in modo da scongiurare la tracciabilità della provenienza dei fondi.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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