Ci mancava soltanto la neve. Ma non quella vera: a fermare un bel pezzo di Italia in queste ore è stata sufficiente quella presunta. Altrimenti non si capirebbe la ragione del perché dalla mezzanotte del 1° febbraio è scattato il blocco della circolazione non soltanto sulle strade di regioni interessate veramente dalla neve (Emilia Romagna, Toscana e Umbria), ma anche in regioni come le Marche che stamattina registravano una temperatura esterna di 6 gradi e una totale assenza di neve. Ora, a prescindere dal fatto che non sempre è sufficiente una nevicata per bloccare completamente ogni attività – altrimenti molti paesi del Centro e Nord Europa sarebbero completamente inoperosi – ma non si capisce la ragione di bloccare la circolazione in maniera preventiva. Stamattina, cioè, come molti trasportatori ci stanno segnalando, se da Pesaro un’azienda di trasporti avesse dovuto trasportare delle merci verso il Sud delle Marche o l’Abruzzo non l’avrebbe potuto fare, perché non poteva entrare in autostrada. Le condizioni della circolazione, cioè, erano assolutamente normali, ma l’attività economica era comunque bloccata. Perché?
Non solo. Perché se la misura presa dalla società autostrade ha, in un primo momento, fatto intasare le strade provinciali della regione, quando poi tutte le prefetture hanno preso la decisione di bloccare definitivamente la circolazione si è giunti anche a un altro paradosso: che ogni trasportatore doveva fermarsi dov’era e spegnere il camion, senza poter tornare a casa anche se magari era soltanto a qualche decina di chilometri da casa. Anche se – come ci è stato segnalato – era a Senigallia e doveva tornare a Fano.
In pratica – come denuncia la Confartigianato delle Marche – è come se si fosse davanti a un fermo della circolazione. Al pari di un giorno festivo. Con in più l’incognita di non sapere nemmeno quando si potrà tornare a circolare.
Per carità, è vero che le previsioni volgono al peggio. Ma allora piuttosto che prendere all’improvviso la decisione di bloccare la circolazione o di invitare – come faceva ieri pomeriggio la società Autostrade – di riprogrammare i viaggi, sarebbe stato corretto fornire con una o almeno mezza giornata di anticipo l’annuncio “sicuro” che la circolazione sarebbe stata interrotta e così ognuno avrebbe programmato il modo di avvicinarsi a casa. Ma annunciare che ci sarà una morsa di freddo e poi all’improvviso chiudere la circolazione per un tratto di 400 e più chilometri, compresi quelli dove almeno per ora non c’è traccia di neve, significa soltanto mettere in difficoltà persone che lavorano.
Ripetiamo: siamo di fronte a nevicate eccezionali. Ma non ovunque la neve è ancora arrivata. Allora, la maniera corretta e soprattutto “economica” di operare è quella di annunciare provvedimenti nella prospettiva certa che il tempo peggiori, e non invece di prenderli direttamente prima ancora che si siano verificati. Così si impedisce di lavorare ad aziende già stremate, che hanno già vissuto un fermo minoritario la scorsa settimana e che adesso sono costrette a incrociare le braccia e a guardare il cielo in attesa che la neve arrivi.
Ecco perché Confartigianato e altre associazioni chiedono la revoca immediata del divieto di circolazione e l’intervento tempestivo della protezione civile e del ministero degli Interni affinché “si eviti il ripetersi di scelte cosi penalizzanti per quanti si muovono o lavorano sulle strade e autostrade”.
Novità italiane: il blocco dei camion anche per neve presunta
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