Nel momento in cui le tre più grandi compagnie di navigazione italiane acquisironola vecchia Tirrenia, era stato posto un paletto concorrenziale direttamente dall’Antitrust, con provvedimento numero 23670 del2012, in cui era previsto che fino al 2016 nessuna di esse potesse avere legami commerciali con la Compagnia Italiana Navigazione (CIN) che avevano contribuito a far nascere. Secondo l’Antitrust, invece, alcuni rapporti ci sono stati e in particolare rispetto alle tariffe di viaggio, per fare in modo che la concorrenza sparisse rispetto alle rotte per la Sardegna (specificatamente sulla Civitavecchia-Olbia) e si creasse una sorta di monopolio. Da qui la multa di 500 mila scattata per la Moby e 271 mila per la CIN.
Peraltro, questa è la seconda multa del genere che colpisce le compagne di navigazione, visto che già nella scorsa estate erano scattate multe da 8 milioni di euro per la creazione, nel 2011, di un cartello e quindi un’alterazione della concorrenza rispetto a una lunga serie di tratte, non a caso interessate da aumenti di tariffa consistenti.
Molti i commenti, che assumono toni e orientamenti diversi a seconda della provenienza.
Il commento del governatore Cappellacci
«É l’ennesima prova – ha commentato il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci – che, così com’é, il sistema dei collegamenti marittimi non può andare avanti. In forza del pronunciamento della Corte Costituzionale, che ha stabilito che la Sardegna non deve essere solo sentita, ma deve essere coinvolta, e dei provvedimenti dell’antitrust, che hanno accertato la fondatezza delle nostre denunce, rivendichiamo ancora un volta il passaggio delle competenze e delle risorse sulla continuità territoriale marittima alla Regione».
Il commento dei diretti interessati
Da CIN, invece, è giunto un comunicato in cui la società rinata sulle ceneri di Tirrenia fa notare che «nonostante la complessità del procedimento dell’Autorità antitrust, che ha portato alla privatizzazione di Tirrenia, la brevità dei tempi nei quali è stato chiuso e le difficoltà vissute dal settore, siamo tuttavia sereni e convinti – anche per la presenza di puntuali evidenze documentali che confermano come la società abbia sempre e correttamente rappresentato all’AGCM le modalità di esecuzione delle misure che avrebbe praticato – che la legittimità dell’operato di CIN sarà prontamente riconosciuta dai competenti giudici amministrativi».
Franchini invita di nuovo Lupi a convocare un tavolo
Da parte di CNA-FIta, invece, il presidenteCinzia Franchini, dopo aver rivendicato il primato della sua associazione nel denunciare dinamiche di mercato contrarie alla concorrenza poi riscontratesi reali, ha fatto i conti di quanto costi al trasporto delle merci sardo tutta questa situazione. «Un autotrasportatore sardo – ha calcolato Franchini – con un solo mezzo mediamente in un anno arriva a utilizzare 200 passaggi navali spendendo complessivamente più di 90 mila euro. Questo è il prezzo che l’autotrasporto sardo paga per avere continuità commerciale, un prezzo salatissimo per poter lavorare. Dopo il caro pedaggi, ecco confermato anche il caro traghetti. Per questo il ministro Lupi non deve indugiare oltre bensì convochi urgentemente il tavolo con le associazioni firmatarie di quel protocollo che da subito, lo scorso 28 novembre, individuò l’esigenza di un focus sulle isole Sardegna e Sicilia».
Il presidente di CNA-Fita, di fronte all’infiammata dei costi, ha sottolineato l’urgenza di provvedimenti tempestivi, concreti e immediatamente spendibili. «Oggi – ha concluso – rispetto agli incrementi ingiustificabili oltre che insostenibili, i costi minimi di sicurezza (che peraltro in Sardegna non contengono i traghetti) non rappresentano un argine utile per l’autotrasporto che continua ad essere colpito nella sua operatività perdendo ogni giorno margini di competitività».