12.596 immatricolazioni se si considera tutto il settore tra medi e pesanti, 9626 se si guarda esclusivamente a quello dei pesanti, sopra cioè le 16 ton. È questo in estrema sintesi il mercato italiani dei veicoli industriali, ridotto a meno di un terzo di quanto pesava negli anni precedenti alla crisi. Anche se bisogna fare alcune precisazioni. Innanzi tutto va evidenziato il dato controcorrente di dicembre, quando le immatricolazioni sono cresciute del 16,8% rispetto allo stesso mese del 2012. Anche se si tratta di un dato in parte falsato, un po’ perché tanti avranno deciso di acquistare veicoli Euro 5 ultra rodati, piuttosto che Euro 6 completamente nuovi e soprattutto più costosi, un po’ perché le stesse case confidando sulla consuetà deroga di fine serie avranno accelerato le immatricolazioni. La deroga a poter vendere per altri 12 (se completi) o addirittura 18 mesi (se da allestire) veicoli euro 5, quando già la normativa euro 6 è entrata in vigore, viene quantificata sulla base dell’immatriccolato dell’anno precedente. Per la precisione ogni casa può arrivare a vendere nel 2014 al massimo il 30% di quanto hanno immatricolato nel 2013.
Inoltre va anche considerato che nell’immatricolato ufficiale non figurano tutti quei veicoli di società che hanno aperto filiali all’estero e li immatricolano di conseguenza i veicoli che però molto spesso continuano ad acquistare in Italia. Stime precise al riguardo non ce ne sono: con una certa approssimazione potrebbero essere circa tra il 10 e il 20% del mercato. per l’ad di Renault Trucks Italia, Stefano Ciccone, anche qualcosa di più. in pratica i veicoli sopra le 16 ton arriverebbero a 11.000 se non a 12.000 unità. Non è consolatorio, ma è giusto comunque ricordarlo per fornire una fotografia più realistica del mercato.
Si fa invece veramente fatica a trovare elementi consolatori se si guarda come, sulla base di questo mercato, l’Italia si piazza nella classifica europea. Se infatti si guarda al mercato medio-pesante davanti a noi non ci sono soltanto Germania, Regno Unito e Francia, ma anche la Polonia, forte di 19.715 pezzi, i Paesi Bassi (13.523) e la Spagna (13.136). Dietro, a breve distanza, sta arrivando sparata la Repubblica Ceca giunta ale 8643 immatricolazioni.
E la musica non cambia se si stinge il campo ai soli mezzi sopra le 16 ton, perché anche qui, malgrado la perdita rispetto allo scorso anno sia contenuta in un 3%, dietro ai tre big, si piazzano ancora Polonia (16.773), Paesi Bassi (11.739) e Spagna (10.991). L’Italia è subito dietro, ma anche qui deve guardarsi dagli attacchi della Repubblica Ceca che grazie a una performance sintomatica del livello di salute della sua economia (+24,4%) ha sfiorato le 7.000 unità. A questo punto è certo: se nel 2014 l’Italia inanella l’ennesimo segno “meno” è i Cechi continuano a crescere a doppia cifra daranno avanti. E psicologicamente, se si pensa che stiamo parlando di un paese che ha gli stessi abitanti della Lombardia, potrebbe essere un brutto colpo.