Caccia all’autista. Per assumerlo. Di fronte alla cronica mancanza di camionisti che riguarda un po’ tutta Europa, l’azienda di trasporto lituana Manvesta ha individuato il suo «bersaglio» territoriale da cui attingere nuove forze fresche per rimpinguare la propria flotta. È lo Sri Lanka, Paese asiatico che, a causa della pandemia, sta affrontando una delle peggiori crisi economiche della sua storia.
L’azienda ha pubblicato infatti un annuncio di lavoro, tramite l’agenzia di recruitment Fortuna (qui il testo originale), in cui si dice alla ricerca di 250 autisti provenienti dall’isola del sud-est asiatico, scelti preferibilmente tra chi ha già esperienza di autotrasporto internazionale, parla fluentemente inglese, è di età inferiore ai 45 anni ed è già in possesso della patente di guida CE.
Per attirare i conducenti, Manvesta offre loro uno stipendio mensile fino a 2.550 euro, più eventuali bonus, oltre ad alloggio, orario di lavoro flessibile e pacchetto assicurativo da 365 giorni all’anno. È incluso anche un «programma di mentorship» (formazione), evidentemente rivolto agli autisti dotati di non molta esperienza.
Ma questo non è l’unico episodio disperato messo in campo dalle imprese di trasporto lituane per ovviare ai propri problemi di reclutamento di autisti. Alcuni mesi fa alcune associazioni di categoria dell’autotrasporto lituano avevano siglato, con il supporto di Girteka, un accordo con il ministero dei Trasporti dell’Uzbekistan per aprire a Tashkent una scuola in cui formare 1.500 autisti (ne avevamo parlato qui), mentre CargoGO Logistics aveva affrontato di petto il problema andando a cercali in India. È il segno evidente di come il Paese abbia ormai imboccato una strada ben precisa per soddisfare le proprie esigenze di reclutamento, quella di varcare sempre di più il confine continentale. E di non investire sui giovani autisti europei.