Il 9 ottobre scorso a Bruxelles si è svolta l’annunciata manifestazione contro il degrado delle condizioni di lavoro e di vita dei conducenti dipendenti delle aziende di autotrasporto.
Degrado dovuto principalmente alla crisi economica mondiale e nazionale, che in questo settore strategico dei mercati si è tradotta più che altrove in una concorrenza feroce praticata esclusivamente attraverso l’abbattimento del costo del lavoro, sia in termini meramente retributivi che di diritto e di sicurezza. Uno sfrenato dumping sociale praticato, in assenza di controlli, grazie all’uso distorto delle normative europee sulle liberalizzazioni, in particolare il cabotaggio.
L’azione di denuncia dell’ETF (Federazione europea dei lavoratori dei trasporti )si è articolata su due piani programmati. Un’indagine tangibile, effettuata sul campo, attraverso interviste e questionari, fatte direttamente agli autisti non residenti nei Paesi dove prevalentemente svolgono la loro attività di trasporto, per certificare la loro condizione. Indagine i cui risultati sono stati presentati in due conferenze (in maggio a Vienna e in settembre a Praga). La seconda fase, più propriamente di sensibilizzazione e denuncia si è svolta invece il 9 ottobre scorso con un corteo di protesta, che ha sfilato nelle vie di Bruxelles per poi raggiungere il Parlamento e la Commissione Europea, dove si sono svolti comizi che hanno visto l’attiva partecipazione dei membri della sezione della Filt Cgil e Fit Cisl dal palco, delle RSA e dei lavoratori del settore italiani tra le delegazioni partecipanti.
Tra le file del corteo, una nota di colore tutta Made in Italy, all’arrivo nella piazza Schuman, al palazzo della Commissione Europea, il lungo corteo dedicava e intonava, accompagnato da banda musicale, canzoni italiane con larga partecipazione dei presenti, per lo più autisti emigrati in Belgio di origine italiana, che avevano aderito nostalgicamente alla delegazione Filt Cgil e Fit Cisl.
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