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Tempi di attesa: aspetta di più chi è in anticipo. La GDO investa sullo slot booking

Uno studio condotto da GS1 Italy ed ECR individua il trasporto come il collo di bottiglia dell’intera filiera della grande distribuzione. Tecnologia, nuove procedure e cultura della condivisione (anche dei dati) tra le proposte per ridurre i tempi di attesa e ampliare la capacità di trasporto della supply chain

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Il 78% dei camion non è puntuale quando arriva a un centro di distribuzione (Cedi). Di quelli considerati puntuali, il 22% arriva mezz’ora prima o mezz’ora dopo, mentre solo il 12% si presenta con oscillazioni di orario nell’arco di un quarto d’ora, ma chi arriva in anticipo aspetta più a lungo di chi arriva in ritardo. È questa una delle contraddizioni della filiera della GDO messa in luce da un gruppo di lavoro coordinato da GS1 Italy ed ECR, una community che raggruppa le principali aziende dell’industria, distribuzione e operatori logistici legati al retail con l’obiettivo di dare soluzioni all’emergenza nella filiera della grande distribuzione, ovvero il limite all’espansione della capacità, dove il collo di bottiglia è proprio il segmento del trasporto e della distribuzione. «Dal 2010 ad oggi il sistema dei trasporti è molto cambiato – ha spiegato Gabriele Belloni, senior manager, di aBCD Consulting durante un webinar organizzato da GS1 Italy sulle strategie per migliorare il processo e i sistemi di slot booking – Stiamo assistendo a una contrazione del numero delle aziende che sono passate da trasportatori a operatori logistici, aumenta la subvezione e assistiamo alla carenza di autisti. In questo contesto diventa molto importante una buona gestione dei sistemi di slot booking». 

Se il trasporto è il collo di bottiglia della filiera 

Il segmento del trasporto, rispetto alla produzione e al retail, ha vincoli più importanti che compromettono la flessibilità e riducono la capacità di offerta. Tra questi, per esempio, alcune problematiche legate al personale come la formazione, il possesso di patenti superiori e CQC e la normativa sui tempi di guida e riposo. Poi ci sono alcune variabili molto impattanti, come per esempio la stagionalità, la congestione stradale e, appunto, i ritardi al carico e scarico che di fatto tengono camion e autisti fermi quando invece potrebbero servire la filiera e mettere a disposizione altra capacità. «Un adeguato processo di slot booking – aggiunge Belloni – è una delle poche leve che abbiamo per contrastare la perdita di capacità nel trasporto». 

Come risolvere le criticità nel breve periodo

Lo studio ha individuato alcune criticità, tra cui la carenza di slot disponibili ai Cedi, la gestione degli orari e la distribuzione oraria disallineate e l’allungamento dei tempi al carico e scarico. Tra le soluzioni che possono essere applicate nel breve periodo, solo attraverso interventi gestionali, compare la misurazione della capacità ricettiva dei Cedi, rendendola coerente con il numero di automezzi attesi allo scarico, la gestione della ripartizione degli slot e la comunicazione da parte degli autisti dei tempi di arrivo effettivo, con sistemi di prenotazione più semplici e armonizzati per gli autotrasportatori. Infine, il consiglio è di ridurre le attività a basso valore aggiunto in fase di carico e scarico, come per esempio la compilazione di moduli e altri documenti. 

Cambio di passo nel lungo periodo

Serve un cambio di approccio da qui al 2030 per non rischiare che la scarsa capacità di trasporto paralizzi la filiera della GDO e attenuare le distorsioni attuali, come per esempio la penalizzazione di chi arriva in anticipo in un centro di distribuzione. Infatti, secondo lo studio, occorre un cambiamento sulla valutazione dei costi lungo tutta la supply chain considerando che un autista in attesa ha un costo più alto di un carrellista in più in magazzino, che potrebbe fluidificare i flussi e mettere camion e autisti a disposizione di altri più in fretta aumentando la capacità dell’intera filiera. Tra i pilastri del nuovo modello, proposto da GS1 Italy ed ECR, compaiono due punti importanti.
Il primo riguarda la tecnologia: le flotte devono essere dotate di strumenti tecnici in grado di condividere dati, tempi di arrivo e prenotazioni in real time.
Il secondo riguarda la cultura: il cambio di passo va fatto dalla parte degli operatori che devono convincersi a mettere in rete i dati e dalla parte dei committenti che devono investire nella fluidificazione dei traffici a beneficio del sistema, costruendo una vera e proprio cultura di filiera. 

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