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Unatras: «Il governo non risponde; si va verso il fermo dell’autotrasporto»

Quattro mesi sono trascorsi reiterando la richiesta di rendere spendibili gli oltre 300 milioni già stanziati per il settore. E dopo tanto silenzio e anche qualche porta in faccia (come l’iniziativa promessa dal ministero di sterilizzare il contributo all’ART, che di fatto non ha sortito effetti), Unatras ha deciso di cambiare passo e di convocare gli organi decisionali per proclamare il fermo dei servizi di autotrasporto

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La relazione d’amorosi sensi tra governo e autotrasporto sembra già incrinata. A leggere quello che oggi scrive Unatras, infatti, se non c’è ancora una rottura, si registrano per lo meno seri litigi. Il comunicato diffuso dal coordinamento unitario delle associazioni del trasporto merci da questo punto di vista non dà adito a dubbi: «Siamo di nuovo al punto di partenza: nonostante le promesse e gli impegni assunti dal Governo in questi mesi per l’autotrasporto italiano non si è mosso nulla, in mancanza di certezze la categoria è pronta alla mobilitazione». Mobilitazione che, nei fatti, si manifesta per ora con la convocazione dei propri organi decisionali per proclamare il fermo delle imprese di autotrasporto.

Certo, un po’ come avviene nei rapporti in crisi, Unatras non sembra ancora determinata nel prendere la porta (rimane nel testo quell’inciso: «In mancanza di certezze…») e – c’è da giurarci – per risolvere il contrasto sarebbe sufficiente che il governo le concedesse maggiori attenzioni. Perché nei fatti da quando è iniziato il 2023 il raggruppamento unitario non fa che chiedere al ministro dei Trasporti Matteo Salvini e al viceministro Edoardo Rixi di attivarsi per lo sblocco di oltre 300 milioni di euro destinati alla categoria, tutti già stanziati ma mai partiti per intraprendere il viaggio verso i conti correnti delle aziende di autotrasporto.

Davanti a queste reiterate richieste mai soddisfatte, Unatras aveva già manifestato nel corso dell’incontro del 16 marzo uno «stato di agitazione». Adesso dall’agitazione siamo arrivati alla «mobilitazione». Per il semplice motivo che, nel frattempo, dopo più di 40 giorni da quell’incontro, da quel tavolo «lungo» delle regole istituito presso il ministero non sono venute fuori nemmeno le tovaglie per imbandirlo. O, per dirla più esplicitamente, tutto è rimasto com’era. A dispetto, cioè, delle ampie rassicurazioni fornite dal ministero, risulta svanita l’ipotesi prospettata di una soluzione normativa che garantisse di liberare i crediti incagliati relativi ai ristori 2022 per il rincaro del prezzo del gasolio e, al tempo stesso, non trova forma la tanto agognata spendibilità delle ulteriori risorse messe a disposizione dal Dl Aiuti quater e dalla Legge di Bilancio 2023, l’effettiva erogazione dei crediti elativi all’Adblue, la piena fruizione del credito d’imposta per il gas naturale liquefatto.

Anzi, a voler essere oggettivi, qualcosa è successo, perché uno dei punti all’ordine del giorno, una delle richieste avanzate dall’autotrasporto e che il ministero aveva fatto proprie, era quella di sterilizzare la pretesa da parte dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) del pagamento del contributo 2023 da parte dell’autotrasporto. Iniziativa però che si è rilevata un buco nell’acqua, perché l’autotrasporto dovrà pagare quel contributo e quindi, oltre a non aver ottenuto niente in entrata, le aziende del settore si troveranno a dover aumentare gli accantonamenti in uscita. 

Infine, ci sarebbero i pagamenti degli incentivi per investimenti e formazione delle annualità pregresse che hanno fatto un piccolo passo in avanti (proprio alla vigilia dell’incontro del 16 marzo), con un decreto ministeriale che li quantificava e ne dettava le modalità, ma è rimasto da coprire l’ultimo miglio rappresentato dalla pubblicazione di un decreto direttoriale che ne disciplini nella pratica la distribuzione.

Sommando l’immobilismo per i fondi attesi con l’evanescenza delle iniziativa promesse, si ottiene in pratica uno zero talmente tondo da suscitare una reazione più forte dell’autotrasporto. Che se fino a ieri evidentemente voleva salvaguardare un rapporto che sembrava destinato a miglior sorte, oggi ha più interesse a ottenere quanto per molte imprese costituisce una boccata di ossigeno. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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