Se non mi paghi per tempo, ti «svergogno» pubblicamente, facendoti perdere la reputazione. È una sintesi un po’ brutale, ma è questo, in buona sostanza, il concetto di fondo della nuova legge del Ministero dei Trasporti spagnolo, che consente di pubblicare periodicamente l’elenco dei committenti morosi. Una sorta di «blacklist», che sarà aggiornata e pubblicata entro la fine di giugno direttamente dal ministero competente.
La misura è stata fortemente voluta dalle organizzazioni sindacali spagnole per porre fine ad uno dei problemi più comuni del settore: il cronico ritardo nel pagamento dei servizi di autotrasporto. Un problema che affligge anche altri Paesi europei, Italia compresa (ne abbiamo parlato di recente, in maniera approfondita, in un numero della nostra rivista).
Il provvedimento ha come obiettivo due finalità: in primis, sanzionare economicamente i committenti morosi con multe che vanno da 400 a 6.000 euro (le ammende sono proporzionali in base al costo del trasporto), ma possono salire anche fino a 30.000 euro in caso di recidiva, nel corso degli ultimi 12 mesi, da parte dell’autore dell’illecito. In secondo luogo, sanzionare le imprese a livello di immagine, con la pubblicazione appunto di una lista in cui vengono citati tutti i committenti inadempienti. E questa probabilmente è una sanzione ancora più pesante, dal momento che avere una buona reputazione è un requisito fondamentale per operare nel settore del trasporto merci in Spagna.
Nella convinzione del ministero c’è in particolare l’idea che la pubblicazione dell’elenco delle società che pagano in ritardo «aumenti la trasparenza e la responsabilità nel settore del trasporto su strada, promuovendo pratiche commerciali eque e incoraggiando la puntualità dei pagamenti». In Spagna gli ultimi dati diffusi dall’Observatorio permanente de la morosidad y los pagos en el sector del transporte por carretera mostrano che i tempi di pagamento sono in aumento, con i trasportatori che registrano un ritardo medio di 70 giorni (la norma spagnola impone il pagamento entro 60 giorni). Inoltre, circa un quinto dei committenti (il 22%) continua a pagare con ritardi di oltre 120 giorni, il 27% tra 90 e 120 giorni e il 51% a meno di 90 giorni.