È stato il mattatore della seconda giornata del LetExpo Matteo Salvini, spesso travalicando il ruolo di ministro dei Trasporti e affrontare tematiche molto più allargate. Il suo bersaglio preferito è stato l’Unione Europea, accusata di non difendere gli interessi dei cittadini italiani né in ambito militare né in quello economico. Il vicepremier ha insistito in particolare sulla necessità di un riarmo nazionale che privilegi le aziende italiane, invece che finanziare l’industria della difesa francese e tedesca. Inoltre, ha attaccato le politiche europee sui dazi e sulla transizione ecologica, accusandole di penalizzare l’Italia. «L’ETS – ha detto a chiare lettere – pesa sul settore dei trasporti e quindi sulla competitività italiana. In un contesto economico complesso, serve prudenza».
Infine, sulla guerra in Ucraina, ha evidenziato il ruolo di altri attori internazionali nel favorire una possibile tregua, accusando l’Ue di essere irrilevante nel processo di pace.
Il riarmo e il debito
Salvini ha anche messo in discussione l’idea di finanziare il riarmo europeo attraverso il debito pubblico sollevando una serie di interrogativi decisivi: «Chi lo finanzia? In quanto tempo e per quali finalità? Con quali fondi si coprono i costi?». Tutti quesiti che servono a evidenziare il timore che l’indebitamento, invece di rafforzare la sicurezza, possa creare squilibri economici e favorire interessi industriali di altri paesi europei. La posizione del ministro suggerisce che investire in difesa non dovrebbe tradursi nel trasferimento di denaro pubblico a imprese non italiane, ma piuttosto nel potenziamento delle capacità nazionali e nel sostegno alle imprese locali.
Le dichiarazioni del leader leghista sono arrivate in contemporanea con la plenaria del Parlamento europeo in corso a Strasburgo, dove si è votata una risoluzione sul piano di riarmo europeo da 800 miliardi di euro proposto dalla presidente della Commissione europea e che con 419 voti è passata.
L’obiettivo è evitare la dipendenza da fornitori esteri e garantire che, in caso di necessità, l’Italia possa contare su un proprio sistema di difesa robusto e tecnologicamente avanzato
Ecofollie europee
Ma il tiro al bersaglio contro l’Europa si è anche messo in moto su materie più vicine al settore della logistica e dei trasporti. Salvini ha definito «eco-follie green» le misure ambientali prodotte a Bruxelles e destinate a danneggiare i trasporti e l’economia italiana. Ecco perché ha sottolineati la necessità di ripensare le politiche europee affinché siano maggiormente in linea con gli interessi dei singoli paesi.
«Al di là dei dazi di Trump – ha tuonato il ministro – chi è che si è inventato gli Ets e le tasse sul trasporto marittimo, sul trasporto aereo e le eco-follie green che sono un suicidio economico? Non è Trump. Il primo e più pesante dazio non arriva da Washington o Pechino ma da Bruxelles. E va smontato pezzo per pezzo».
Ucraina in pace
Sulla questione Ucraina e le implicazioni geopolitiche il vicepremier ha evidenziato la prospettiva di una tregua – o anche di una pace – che, oltre a salvare vite, potrebbe aprire mercati strategici per le aziende italiane.
Salvini ha prospettato un ruolo da protagonista per l’Italia, che potrebbe posizionarsi come mediatore o ponte tra gli Stati Uniti e i paesi orientali, in un momento in cui il riassetto geopolitico globale appare particolarmente dinamico. La fine del conflitto non solo porterebbe stabilità in una regione cruciale, ma creerebbe anche nuove opportunità commerciali e investimenti, rafforzando ulteriormente il tessuto economico nazionale.
Infine Salvini ha tracciato un confronto tra l’operato dell’UE e quello della Turchia, sottolineando come quest’ultima sia riuscita a ritagliarsi una posizione lungimirante e determinante in ambito geopolitico.
Secondo Salvini, Bruxelles è troppo concentrata su regolamenti e imposizioni (come le tasse sul trasporto e le misure ambientali) e non si dimostra protagonista nella gestione delle grandi sfide internazionali.
La Turchia, invece, viene vista come un modello di adattabilità e pragmatismo nelle relazioni internazionali, capace di navigare con successo tra le esigenze di sicurezza e sviluppo economico, senza gravare eccessivamente sui cittadini o sulle imprese.
«Mi spiace – ha detto il vicepremier – che l’Europa non sia protagonista di questo confronto, mentre lo è per esempio la Turchia che si è ritagliata in questi anni una posizione lungimirante e determinante. Che il mondo non passi da Bruxelles, perché Bruxelles è impegnata a rompere le scatole al marittimo e a imporre auto elettriche, mentre la pace si giocherà tra Istanbul e Riad, mi fa dire che questa Ue ha fallito drammaticamente».