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Riaprono i magazzini dei settori sospesi: possibile ricezione e spedizione delle merci. Boccata d’ossigeno per l’autotrasporto

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Un piccolo passo in avanti, richiesto da settimane dall’intero mondo logistico e già attuato da qualche Regione (come l’Emilia Romagna), è stato finalmente compiuto. Parliamo di un breve, ma stavolta chiaro comma – l’ultimo dell’articolo 2 del decreto diffuso il 10 aprile – con cui si consente anche alle attività produttive sospese di aprire i magazzini sia per consegnare e spedire verso terzi le merci in giacenza, sia per poterne ricevere dall’esterno. In questo modo si scongiura il previsto collasso che avrebbe determinato l’arrivo dei container nei porti e negli altri hub logistici, senza poterli consegnare al destinatario finale. E quindi di fatto si rimette in moto almeno una parte della domanda di autotrasporto – quella che, stando al peso dei settori sospesi – aveva subito un crollo vicino al 60%.

Il citato comma, in realtà, consente l’apertura dei magazzini previa comunicazione al Prefetto, anche se non è necessaria una sua risposta esplicita, essendo sufficiente il silenzio-assenso. In più, nei magazzini, come negli altri locali aziendali può accedere personale dipendente o terzi delegati per svolgere attività di vigilanza, attività conservative e di manutenzione, gestione dei pagamenti nonché attività di pulizia e sanificazione

Di fatto con questa piccola norma diventa possibile la consegna e il trasporto di merci acquistate o prodotte prima del 22 marzo, data del primo lockdown, ma viene concessa anche alle imprese l’opportunità di ricevere quelle forniture con cui riusciranno a tornare immediatamente operative laddove il blocco alle attività produttive sarà rimosso.

Confetra, che tanto aveva auspicato questa misura, si dice soddisfatta, definendola una «boccata d’ossigeno per il settore» e, per il tramite del presidente Guido Nicolini, ringrazia sia la ministra Paola De Micheli per «aver saputo e voluto ascoltare le indicazioni provenienti dagli operatori logistici e ‘dal campo’», sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per «aver accolto tale proposta in questo suo ultimo DPCM». Ma la Confederazione già pone un’ulteriore questione, per ora rimasta irrisolta e da affrontare con urgenza nei prossimi provvedimenti: quella relativa alla «necessità di accrescere le tutele operative per i corrieri espressi». Senza una soluzione che assicuri l’attuazione del decreto Sicurezza c’è il rischio di non aver più furgoni a disposizione della distribuzione soprattutto urbana.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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