Green pass da venerdì 15 ottobre, ormai ci siamo. Il primo giorno con l’obbligo della certificazione verde per accedere in tutti i luoghi di lavoro rischia di passare alla storia come «il venerdì nero dei porti, della logistica e dei trasporti merci su strada». A lanciare questo allarme sono le associazioni dell’autotrasporto che avvertono: il 30% degli autotrasportatori non è munito di green pass e ben l’80% degli autisti stranieri che portano le materie prime in Italia non è vaccinato. Quindi rischiano di bloccarsi i rifornimenti.
I trasporti potrebbero inoltre essere paralizzati dagli scioperi ed eventuali blocchi e manifestazioni già annunciate per venerdì in decine di città da chi si oppone allo strumento imposto dalle istituzioni.
Confetra usa toni forti. Ivano Russo, direttore generale dell’associazione, secondo quanto riportato all’agenzia AGI, parla che il rischio che si blocchi tutto è oggettivo e che «sottraendo un terzo della forza lavoro a un settore già in affanno, da un lato perché è in crescita, dall’altro perché mancano circa 5mila autisti, si va verso una decapitazione dell’attività di consegna».
Anche secondo Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere, il rischio di una paralisi di un settore vitale per l’economia italiana è concreto. «Per evitare una deriva simile e le tensioni conseguente, sempre da censurare, è inevitabile esonerare questa filiera, includendo anche gli operatori della logistica e i portuali che in queste ore hanno lanciato un appello simile, dall’obbligo del mostrare il Green Pass».
Il governo pensa intanto a piccoli aggiustamenti in corsa. Questa mattina la viceministra Teresa Bellanova ha annunciato che ai camionisti stranieri già vaccinati con Sputnik (il vaccino russo ad oggi non riconosciuto dalle nostre autorità sanitarie) sarà concessa la possibilità di scaricare le merci rimanendo in cabina. Ma la linea generale – è il messaggio che fonti di governo continuano a ribadire – non cambia: si va avanti con il green pass nonostante le proteste. Nessuna deroga, nessuna eccezione, nessun trattamento di favore, nei porti così come ovunque.
Il Viminale ha posto sulla questione, naturalmente, la «massima attenzione». Tuttavia da Palazzo Chigi sottolineano che venerdì 15 ottobre non sarà un venerdì nero, che non ci si aspetta il caos, che non si temono supermercati vuoti e porti bloccati. Insomma, per il governo la situazione è seria, ma niente allarmismi.
Intanto il fronte più caldo resta quello di Trieste, dove i lavoratori hanno minacciato il blocco a oltranza dello scalo portuale se non ci sarà il ritiro della norma che impone l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro. «Contestiamo con forza la scelta del Governo – ha detto a SkyTg24 Stefano Puzzer, coordinatore dei lavoratori portuali di Trieste – e senza un passo indietro sul green pass andremo avanti ad oltranza con la nostra protesta». Ma situazioni simili si registrano anche in altri snodi logistici importanti come Genova e Gioia Tauro. E c’è il rischio di effetto domani anche su altri siti portuali italiani.
L’ora della verità, insomma, è dietro l’angolo. Il conto alla rovescia è iniziato e domani capiremo effettivamente se l’«effetto green pass» avrà un impatto travolgente sul mondo italiano dell’autotrasporto e della logistica.