A che punto siamo con le opere e le riforme previste dal PNRR per la ripresa del Paese? Secondo Elisabetta Pellegrini, alla guida da poco più di un mese della Struttura Tecnica di Missione del MIT e intervenuta oggi a Roma nel corso della seconda giornata di confronto organizzata da Uniontrasporti e Unioncamere e dedicata allo sviluppo infrastrutturale del Paese, non ci sono ritardi ma solo alcune criticità che necessitano di essere risolte per tempo. Prima tra tutte l’aumento dei prezzi delle materie prime e i conseguenti rallentamenti nell’avvio delle gare previste al momento tra il 2022 e il 2023. «Il MEF ha messo una pezza con il fondo opere indifferibili ma solo per quanto riguarda le lavorazioni, rimane invece da gestire l’aumento dei prezzi delle forniture anche per quanto riguarda per esempio il rinnovo del parco mezzi» ha spiegato Pellegrini.
Inoltre, si registrano ritardi nell’avanzamento degli iter progettuali, soprattutto nel Mezzogiorno, causati dalla mancanza di strutture e competenze adeguate per gestire «quello che forse è il programma che più di qualunque altro richiede all’Italia una prova di prestazione così importante» ha precisato la responsabile della Struttura Tecnica di Missione, che ha poi proseguito sottolineando «la necessità di un gruppo di lavoro condiviso pubblico/privato in grado di definire un metodo univoco di rilevazione dei dati così che le scelte governative possano essere inequivocabilmente condotte dagli stessi dati guida». Per quanto riguarda quindi lo stato di avanzamento degli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tra 2021 e 2022 sono state conseguite tutte le 14 milestone di competenza del MIT – 7 nel 2021, di cui 5 riforme e 2 investimenti e 7 nel 2022, di cui 4 riforme e 3 investimenti – per un totale di 15 milioni di investimenti già previsti nel bilancio dello Stato.
Quattro invece gli obiettivi da centrare entro l’anno. Il primo target, fissato a marzo 2023, riguarda l’aggiudicazione degli appalti e l’assegnazione delle risorse per la realizzazione di stazioni di rifornimento a idrogeno di cui 40 stradali e 10 ferroviarie. «Sul tema – ha però precisato Pellegrini – stiamo facendo delle valutazioni dal punto di vista politico per capire se questa misura è così importante come inizialmente preventivato. Bisogna ammettere che forse ci si è lasciati prendere da certe tecnologie che in realtà non sono ancora così sviluppate e che possono certamente concorrere a risolvere un problema, ma non a risolverlo tout court».