Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto flussi, quello con cui stabilisce ogni anno viene stabilita la quota massima di persone non comunitarie che possono fare il loro ingresso in Italia per motivi di lavoro. Per il 2022 la quota complessiva è di 82.705 lavoratori, ma di questi oltre 44mila sono riservati ai settori turistico e agricolo per esigenze stagionali, mentre sono riferiti al lavoro subordinato non stagionale 30.150. Nell’elenco di settori economici (allungato rispetto al 2021) che potranno attingere a questo bacino di lavoratori figura anche l’autotrasporto merci in conto terzi.
In attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il governo ha già anticipato tramite un comunicato stampa che ci saranno novità per i datori di lavoro, i quali dovranno controllare la disponibilità di personale già presente sul territorio. Cosa vuol dire? Vuol dire che dovranno consultare il centro per l’impiego competente e verificare la mancata disponibilità a ricoprire il ruolo richiesto da parte di altri lavoratori già presenti in Italia. In che modo dovrà essere effettuata tale verifica lo spiega una nota operativa dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (ANPAL), che ha già anticipato la diffusione di un modello di richiesta di personale al Centro per l’impiego da parte del datore di lavoro, così da garantire un’applicazione uniforme della normativa lungo l’intera penisola. Viene considerata indisponibilità sia il mancato riscontro da parte del Centro per l’impiego una volta trascorsi 15 giorni dalla domanda, sia la non idoneità del lavoratore inviato alla selezione accertata dal datore di lavoro, sia la sua assenza al colloquio senza un motivo giustificato.
In ogni caso, stando al contenuto del decreto circolato prima della pubblicazione, i termini per presentare le domande decorreranno «dalle ore 9,00 del sessantesimo giorno successivo alla data di pubblicazione». Quindi non prima di marzo.
In ogni caso, al momento attuale non si sa come il governo abbia risolto il problema prospettato da Anita e dal suo presidente Thomas Baumgartner, che aveva fatto notare l’aspetto paradossale che rendeva inapplicabile il decreto flussi all’autotrasporto, vale a dire la necessità «per l’autista proveniente da un Paese non-UE di essere in possesso di carta di qualificazione del conducente (CQC) già nel momento in cui entra in Italia per svolgere tale professione». Una cosa impossibile visto che «da un lato non è possibile acquisire la qualificazione europea in uno Stato non appartenente alla UE e, dall’altro lato, non è consentito di assumere un conducente se non già in possesso della CQC europea».