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Ministero dei Trasporti: a volte ritorna

C’è stata un’epoca in cui esisteva un ministero dei Trasporti, uno di quelli Marittimi e Ferroviari, uno della Marina mercantile, uno dell’Aeronautica. Poi dal 2001 i Trasporti sono stati accomunati alle Infrastrutture (fino ad allora Lavori Pubblici) e da quel momento, tranne per una breve parentesi nel 2006, hanno viaggiato in coppia fino a quando le Mobilità sostenibili – dizione voluta dal governo Draghi – ha cancellato i Trasporti dall’affiancamento alle Infrastrutture. Ma adesso si torna indietro e si rispolvera la vecchia denominazione. Che piace all'universo logistico...

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Una volta, tanti anni fa, i ministeri che si occupavano del mondo dei trasporti e della logistica era tanti e vari. Oltre a quello specifico dei Trasporti, c’era quello dei Trasporti marittimi e ferroviari (ma si va a prima della seconda guerra mondiale), c’era quello della Marina mercantile (rimasto in vita fino al 2001 e comunque ulteriore rispetto a quello della Marina), quello dell’Aeronautica (accorpato a quello della Difesa alla fine degli anni Quaranta). E poi c’era quello delle Infrastrutture (un tempo, di fatto, chiamato dei Lavori Pubblici) che poi dal 2001 in poi venne accorpato a quello dei Trasporti, fatta eccezione per una breve parentesi che si ebbe con il secondo governo Prodi, nel 2006, quando vennero momentaneamente scorporati e distinti.
Poi con il governo Draghi il termine Trasporti scomparve dalle denominazioni ministeriali, preferendo accostare alle Infrastrutture una sorta di obiettivo programmatico, quale quello delle Mobilità sostenibili. Oggi, il governo di Giorgia Meloni e con Matteo Salvini a capo del ministero di piazza di Porta Pia, si torna al passato. Ciò significa che all’interno di quella girandola di cambiamenti nominali che ha investito tanti ministeri, spunta anche il recupero della dizione «Trasporti» accumunata a quella di «Infrastrutture».

I nuovi nomi dei ministeri

Per completezza ricordiamo pure che il ministero dello Sviluppo economico diviene «delle Imprese e del made in Italy», quello delle Politiche agricole alimentari e forestali si trasforma in «dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e forestale», quello della Transizione ecologica viene ridenominato «dell’Ambiente e della Sicurezza energetica», quello dell’Istruzione (o della pubblica istruzione) diventa «dell’Istruzione e del Merito”.

In più c’è spunta un Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo, una Struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese e, soprattutto, un Comitato interministeriale per le politiche del mare, con compiti di coordinamento e di definizione degli indirizzi strategici nel settore.

A chi piace e a chi no

I commenti rispetto a questa nuova denominazione sono tendenzialmente spaccati in due filoni. Da una parte c’è una parte del mondo ambientalista che sottolinea come la cancellazione del termine «sostenibilità» si porta via anche le politiche finalizzate a tale scopo; dall’altra ci sono quelli che operano nel mondo della logistica che plaudono perché non avevano gradito la scomparsa di una stanza governativa in cui esplicitamente ci si occupasse di trasporti.

Si dice per esempio soddisfatto della scelta Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e d’altra parte questa associazione, già in un Forum organizzato la scorsa settimana aveva proposto il cambio.

«Prima si deve progettare la politica dei trasporti – ha spiegato Uggè – attraverso la condivisione delle proposte che possano aiutare il Governo a realizzare la propria visione politica. Di conseguenza, grazie a una chiara politica dei trasporti, si potranno progettare le infrastrutture utili al Paese». Secondo il numero uno di Conftrasporto «non è una questione solo semantica ma anche di riaffermazione di una linea politica», quella di chi ha presa consapevolezza come non sia più il tempo di limitare il «voler fare delle persone e degli imprenditori», ma «è il momento di correre per difendere il sistema italiano della logistica e dei trasporti».

Anche Domenico De Rosa, ceo del Gruppo SMET, ha propugnato questo cambiamento nel corso di un’intervista rilasciata a K44 – La voce del trasporto, motivandolo con la necessità di «dare dignità a qualcosa di essenziale». Per un approfondimento maggiore riproponiamo il podcast che contiene questa intervista

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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