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Le accise sul gasolio aumentano di 5,5 centesimi in 5 anni: esonerati i veicoli da 7,5 ton in su

Gasolio e benzina per l'Europa devono avere la stessa accisa. E siccome attualmente la distanza al riguardo è di 11,1 centesimi al litro, il governo aumenta di un centesimo o poco più l’accisa sul primo carburante e riduce quella sul secondo della stessa cifra. In cinque anni le accise tornano in parità. Ma siccome il gasolio vende 28,8 miliardi di litri all’anno e la benzina 12,3, per lo Stato tutto questo comporterà un maggiore introito di 1,1 miliardi. E, per paradosso, ne userà 500 milioni per finanziare l’aumento delle retribuzioni degli autoferrotranvieri

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Le accise del gasolio sono più basse di quelle della benzina. Ma siccome il primo carburante, una volta bruciato dai motori endotermici, emette più CO2 del secondo, l’Unione europea giudica questa disparità un sussidio ambientalmente dannoso. E, di conseguenza, chiede di rimuoverlo. Oggi, dopo anni di tentativi (annegati per lo più da logiche elettorali, nel senso che la misura è stata “tirata” da destra o da sinistra a seconda dei casi), il consiglio dei ministri si adegua. In che modo è presto detto: attualmente le accise sulla benzina ammontano a 0,7284 euro/litro, quelle sul gasolio a 0,6174. Di fatto per rimetterli sulla stessa soglia va rimosso questo scarto di poco superiore a 11 centesimi. Così, il governo aumenta di un centesimo o poco più (in pratica 1 o al massimo 1,5 cent) l’accisa sul gasolio e riduce di un centesimo quella sulla benzina. In questo modo tra cinque parità è fatta.

Si dirà: ma se lo Stato rinuncia a un centesimo al litro dall’imposizione sulla benzina e ne incassa uno di più su quella dal gasolio, alla fine il conto torna (anche qui) in parità? Non proprio. Per la semplice ragione che tale ragionamento sarebbe corretto se i due carburanti fossero commercializzati negli stessi quantitativi. E invece il gasolio, usato come si sa da tutti i veicoli da trasporto professionale, è straordinariamente più venduto della benzina. Per essere precisi il primo viene distribuito in 28,8 miliardi di litri, la seconda in 12,3 miliardi ogni anno. Alla fine “ballano” 16,5 miliardi di litri. E quindi questa differenza determinerà per lo Stato un incasso maggiorato. Di quanto è facile calcolarlo: 165 milioni di euro. Tra cinque anni nelle casse pubbliche dovrebbero entrare circa 1,1 miliardi in più

Chi è bravo a far di conto ha già capito che qualcosa non torna. La colpa, per così dire, è da imputare al fatto che dai litri di gasolio venduti vanno decurtati quelli che usa l’autotrasporto e l’agricoltura perché nel decreto preparato dal governo vengono esclusi dall’aumento. Con una puntualizzazione: il trasporto merci sarà sollevato dalle maggiori accise soltanto quando utilizza veicoli sopra le 7,5 tonnellate. Altrimenti dovrà farsene carico. Una sorte che colpirà in particolare tutti quei furgoni impegnati nelle consegne in città e per l’e-commerce. Quelli che per gran parte dell’opinione pubblica è convinta che muovano merci a titolo gratuito.

Un’ultima curiosità: sapete a cosa serviranno i soldi in più incassati dall’incremento delle accise sul gasolio? A finanziare l’aumento delle retribuzioni degli autoferrotranvieri. Per la precisione 500 milioni andranno a favorire il rinnovo del contratto collettivo di questo settore. Insomma, chi trasporta merci finanzierà chi porta persone. Siamo uno strano paese!

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