Magazzini sempre meno chiusi. Anche quelli di settori momentaneamente sospesi e quindi in grado di ricevere container ordinati prima dello stop stabilito dal DPCM del 22 marzoscorso. Questa, almeno, sembra l’anticipazione fornita dal tavolo sulla logistica riunitosi ieri presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla presenza della ministra Paola De Micheli. Ma sembra anche il dato di fatto che, almeno in Emilia Romagna, emerge da un’ordinanza del 3 aprile firmata dal presidente Stefano Bonaccini congiuntamente al ministro della Salute Roberto Speranza. Ma procediamo con ordine.
La ministra annuncia l’apertura dei magazzini
Stando a quanto riferisce al Sole 24 Ore il direttore generale di Confetra, Ivano Russo, la ministra ha annunciato un nuovo decreto «a cavallo di Pasqua» e, in questo testo, oltre a un possibile Fondo nazionale gestito dal ministero, che potrebbe aggirarsi sui 500-700 milioni di euro, per fornire un sostegno alle imprese del settore che hanno subito crolli di fatturato, dovrebbe entrare una disposizione che autorizza «l’apertura dei magazzini delle aziende produttrici, in modo da garantire le regolare consegna della merce».
Resta invece da sciogliere il problema – già più volte emerse – della validità territoriale della proroga per patenti e revisioni dei veicoli, visto che quella stabilita dal governo per un ambito nazionale, non è assolutamente pacifico che produca effetti anche in altri paesi europei, esponendo così i trasportatori al rischio di eventuali sanzioni.
L’Emilia Romagna è già avanti
A fronte di questa soluzione prospettata, se ne registra un’altra già operativa, seppure in un contesto delimitato – ma logisticamente parlando estremamente strategico – come il territorio dell’Emilia Romagna. Nella citata ordinanza del ministero della Salute, infatti, compare all’art. 1, lettera f) una norma inequivocabile, con cui viene «autorizzata esclusivamente la vendita, su territorio nazionale ed estero, delle scorte di magazzino di attività di imprese già sospese, con impiego di personale in lavoro agile, o, se necessaria la presenza, con modalità organizzative di cui al Protocollo di regolamentazione del 14 marzo 2020».
«Pur riconducendo la portata di tale provvedimento nell’ambito della ratio di contenimento sanitario epidemiologico – commenta l’avvocato Barbara Michini – è tangibile l’effetto pratico che ne deriva (seppure di validità regionale): i magazzini interni alle imprese cui è preclusa la produttività, possono adesso riaprire per smaltire le merci». In pratica, ciò significa – conclude la legale – che «la catena della supply chain, prima spezzata, torna a fluire nel suo corso, per poter compiere il suo passo finale. Ma soprattutto svanisce la differenza tra logistica interna ed esterna creatasi con il DPCM del 22 marzo, visto che le merci ricoverate in magazzini interni agli stabilimenti di produttori sospesi dovevano restare in giacenza, mentre le stesse merci eventualmente terziarizzate a un operatore logistico esterno potevano continuare a essere consegnate».
Morale finale: «La voce del trasporto, almeno questa volta, sembra che qualcuno l’abbia ascoltata».