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Il ministro Salvini torna a Infrastrutture e Trasporti. Nel nome del ministero

Cancellata la dizione Mobilità sostenibile, voluta dal precedente titolare, Enrico Giovannini. È la decima volta che il ministero dei Trasporti cambia nome da quando è stato istituito nel 1916. Anche per l’accorpamento e lo spacchettamento con le Infrastrutture

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Nomen est omen, dicevano gli antichi Romani: un nome, un destino. Come a dire che nel nome c’è il tocco del fato e, dunque, chi si chiama Bevilacqua dovrebbe essere naturalmente astemio, mentre chi fa di cognome Magnoni dovrebbe abbuffarsi a tavola. Insostenibile se non per il fatto che probabilmente il nome indica una discendenza e dunque Guerrieri può segnalare un’origine familiare bellicosa e Pacifici esattamente il contrario.
Ma è forse quell’illusione di un legame con il fato a far sì che, da qualche tempo, i ministri dei Trasporti italiani non appena insediati, per prima cosa cambino il nome del dicastero un po’ per dichiarare le proprie intenzioni, un po’ nella (segreta) speranza che sarà proprio il fato a confermare quel nome, giacché le loro azioni di governo – spesso interrotte dalla durata dell’esecutivo – difficilmente ci riescono.

Dieci cambiamenti

Di certo anche altri dicasteri hanno festeggiato più di un battesimo, ma quello dei Trasporti, dalla sua nascita, nel 1916 (governo Boselli) con il nome di ministero dei Trasporti marittimi e ferroviari (che la dice lunga su come stavano le strade all’epoca), ne ha celebrati ben dieci, tormentato fin dall’inizio dalla stretta parentela con le Infrastrutture, che dal canto loro hanno avuto problemi a contendersi la denominazione con i Lavori pubblici. Infatti, nel 1920 (governo Nitti II) il ministero dei Trasporti marittimi e ferroviari è ribattezzato dei Lavori pubblici, accorpando competenze di trasporti e infrastrutture che, con l’avvento del fascismo, furono a loro volta riunite in un unico ministero delle Comunicazioni, sopravvissuto anche con i primi governo repubblicani.

Fu però inevitabile il ritorno, nel 1944, nell’Italia da ricostruire, di un ministero dei Trasporti separato dai Lavori pubblici. Perché il nome, allora, era assegnato non dalla speranza ma dalla necessità. Durò fino al 1963, quando il presidente del Consiglio, Giovanni Leone, diede vita al ministero dei Trasporti e dell’aviazione civile, vista la crescita dei trasporti aerei, trasferendo ai Trasporti competenze fino ad allora riferite al ministero della Difesa, dove erano allocate quelle dell’aeronautica militare. Finché, nel 1973, Aldo Moro, restituendo le competenze aeree alla Difesa, torna alla dizione di ministero dei Trasporti.

Con o senza Infrastrutture?

Per vent’anni non accade nulla. Poi, nel 1994, Silvio Berlusconi, al suo primo governo, aggiunge le competenze marittime della Guardia costiera e crea il ministero dei Trasporti e della Navigazione. Ma il vero batti e ribatti si ha con il nuovo millennio. Sotto la spinta popolare che chiede di ridurre poltrone e ministeri e che già nel 1993 aveva abolito per referendum quelli di Turismo, Agricoltura e Partecipazioni statali, nel 1999 la legge Bassanini (governo Prodi I) riduce i dicasteri a soli 12, unificando Infrastrutture e Trasporti. Nel 2001 Berlusconi esegue, ma nel 2006, quando Romano Prodi lo scalza da palazzo Chigi, quasi a dispetto del cavaliere (in realtà per accontentare i tanti alleati di governo), spacchetta Infrastrutture e Trasporti. Dura solo due anni, perché quando torna Berlusconi riapplica la legge Bassanini e crea il paradosso di un governo di centrodestra fedele a una legge varata da un governo di centro sinistra che invece, pur avendola creata, l’ha disattesa.

Fatto sta che la denominazione voluta da Bassanini e attuata da Berlusconi resiste 13 anni, finché Enrico Giovannini (governo Draghi) entra a Porta Pia e per prima cosa annuncia il nuovo nome: ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. Più che una denominazione un programma. Un anno dopo, Matteo Salvini fa lo stesso: appena insediato comunica che il ministero torna a chiamarsi delle Infrastrutture e dei Trasporti, ottenendo il plauso del presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè. A condizione che non ci si fermi al nome.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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