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Il ministero cambia nome: invece che di trasporti si occuperà di «infrastrutture e di mobilità sostenibili»

La scelta, voluta dal neo ministro Giovannini, è stata condivisa dal presidente Draghi e inclusa nel decreto legge di riorganizzazione dei ministeri

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Il termine «Trasporti» sparisce dal ministero di piazza di Porta Pia che adesso, con il decreto legge sulla riorganizzazione dei ministeri approvato dal Consiglio dei ministri, si chiamerà «ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili». Il termine «sostenibili» quindi, utilizzato al plurale perché riferito a entrambe le attività ministeriali, viene giustificato dallo stesso ministro Enrico Giovannini, con la volontà di adottare «una visione di sviluppo che ci allinea alle attuali politiche europee e ai principi del Next Generation Eu. L’obiettivo è promuovere una forte ripresa economica del Paese che sia sostenibile anche sul piano sociale e ambientale, come indicato dal Presidente Draghi». A tal riguardo Giovannini ha anche citato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che unitamente agli altri investimenti programmati, è destinato a «produrre un rilevante effetto sul piano della competitività del sistema economico e di stimolo occupazionale nell’attuale congiuntura economica e in prospettiva».

Il ministro si è detto anche favorevole ad aprire «un dialogo intenso con gli operatori economici e sociali per identificare le azioni più idonee per accelerare questo percorso, tenendo conto anche delle nuove opportunità derivanti dai recenti orientamenti del mondo finanziario e delle politiche europee in materia». E chissà se in questi operatori includerà anche Unatras, che nei giorni scorsi ha già scritto a Giovannini una lettera in cui si chiariva subito che «transizione ecologica, sostenibilità ambientale e rinnovo del parco veicolare costituiscono un percorso che il settore che rappresentiamo ha già intrapreso e sta dando i propri frutti nell’ecosistema generale del Paese». Poi si sottolineava come l’autotrasporto «ha già avviato una graduale e costante trasformazione e sostituzione dei mezzi, che però necessita di continuità nella pianificazione pluriennale condivisa con i soggetti di rappresentanza che possono contribuire a realizzarla compiutamente».

Intanto rispetto alla paventata – e poi confermata – ipotesi di cambio del nome del ministero registriamo la presa di posizione contraria del presidente di Contrasporto, Paolo Uggè: «La sola idea di legare la politica economica, che si fonda su una logistica e su un sistema di trasporti funzionante, a quella di un ambientalismo dichiaratamente ‘integralista’ – si legge in una nota – denota una visione quantomeno non chiara della realtà presente». Secondo Uggè cioè «se la politica economica non ha una rete di trasporti adeguata, non è funzionale a dare competitività al Paese. Bisogna prima compiere scelte di politica dei trasporti, e immediatamente dopo individuare mezzi attraverso i quali realizzare una mobilità sostenibile». Ragion per cui «escludere dal nome del Ministero il termine ‘Trasporti’ o ‘Logistica’ è una scelta che riteniamo grave, e denota un orientamento che non tiene conto della situazione reale».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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