In ballo c’è il recepimento della direttiva europea – la numero 1057 del 2020 – che fissa precise disposizioni relative al distacco dei conducenti impegnati in missioni di trasporto stradale. Più precisamente garantisce il diritto dell’autista a ottenere la retribuzione vigente nel Paese in cui ha luogo il distacco e individua un quadro giuridico a cui le imprese devono attenersi nelle procedure. Queste disposizioni, peraltro, dovevano essere trasformate in leggi dei diversi Stati membri entro il 2 febbraio 2022. Ma tutto ciò non è avvenuto in tanti paesi e per questo la Commissione europea richiama tali Stati, seppure in modo diverso. Rispetto a Francia e Danimarca, infatti, l’organo esecutivo europeo ha avviato una procedura di infrazione, comunicandolo tramite lettera di messa in mora, in cui si giustifica l’intervento per il mancato recepimento di tutte le misure di della direttiva all’interno della legislazione nazionale.
Poi c’è un plotoncino nutrito, a cui appartiene anche l’Italia, unitamente a Belgio, Bulgaria, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Finlandia, e a cui la Commissione ha inviato semplici pareri motivati per conoscere in maniera trasparente quali siano le normative nazionali approvate per essere conformi agli vincoli indicati nella direttiva.
A questo punto Francia e Danimarca hanno due mesi di tempo per rispondere e, laddove la risposta non venga trasmessa o sia giudicata insoddisfacente, la Commissione può prendere la decisione di emettere un parere motivato in cui indicare una scadenza entro cui lo Stato membro ha deve conformarsi al diritto dell’Unione europea. Perché in caso contrario può adire la Corte di giustizia dell’Ue che può imporre anche sanzioni finanziare.
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