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Decreto Infrastrutture: il Comitato Centrale Albo cambia volto e alcune associazioni rischiano di stare fuori

Nel testo licenziato ieri dal Consiglio dei ministri è stata introdotta una stringata norma che affida alle Confederazioni – e non alle associazioni di categoria – la nomina di chi deve rappresentare il settore nell’organismo di amministrazione dell’Albo. Restano dubbi su chi ha voluto la norma e su come deve essere interpretata

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Diverse associazioni di categoria rischiano di restare escluse dal Comitato Centrale dell’Albo o per lo meno di potervi accedere soltanto tramite il beneplacito delle confederazioni di cui sono parte. È questo il contenuto di un sintetico comma (il 12 dell’articolo 1) con cui il decreto legge infrastrutture, licenziato giovedì 2 settembre dal Consiglio dei Ministri, va a modificare il decreto legislativo 284/2005, conferendo alle confederazioni il potere di nominare un rappresentante per l’autotrasporto all’interno del Comitato Centrale. 

La cosa risulta poco gradita soprattutto in quei contesti confederali in cui si trovano raggruppate molteplici associazioni di categoria. Il problema, cioè, potrebbe non porsi rispetto a Confindustria, a Confartigianato, a CNA e probabilmente anche a Confetra. Qualche criticità in più si potrebbero prospettare in Confcommercio o in seno all’organismo delle Cooperative. Ma ovviamente siamo ancora nell’alveo delle ipotesi, un po’ perché il testo diffuso lascia aperta qualche interpretazione, un po’ perché ovviamente se le cose si confermassero in questi termini, si aprirebbe un dibattito in vista della conversione in legge del decreto da parte del Parlamento. Senza considerare che non risulta nemmeno chiara chi e a che scopo abbia voluto questa piccola rivoluzione dell’organo di governo dell’autotrasporto. 


Prese di posizioni negative ci sono state espresse da parte di Alessandro Peron, segretario nazionale di FIAP, secondo il quale con la modifica introdotta «i criteri di rappresentatività di un’associazione non sono più prefissati in modo oggettivo in relazione alla sua attività, ma vengono rimessi a soggetti terzi» con buona pace del pluralismo. In più sottolinea anche il paradosso che a questo punto «le persone chiamate ad amministrare le quote versate dagli autotrasportatori non saranno più espressione della professione. L’ennesimo tangibile segnale di quanto questo settore sia considerato sempre meno strategico».
Secondo Maurizio Longo, invece, segretario generale di Trasportounito, siamo davanti a una norma «imposta unilateralmente e inspiegabilmente dal Governo, puntualmente presente quando si tratta posti in authority, commissioni, enti e accreditamenti». Ma soprattutto si tratta di una disposizione che «cancella, di fatto, la presenza nell’Albo delle associazioni dell’autotrasporto sostituendole con le confederazioni associative; in sostanza, si consegna l’Albo degli autotrasportatori ai committenti dei servizi di autotrasporto».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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