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Decreto Flussi: per la prima volta una quota di lavoratori non comunitari ammessi in Italia è riservata agli autisti di camion

Il numero massimo di lavoratori non comunitari che possono entrare in Italia è di 30.850. All’interno di questa quota, 6.000 posti vengono concessi a lavoratori non stagionali attivi nell'autotrasporto merci per conto terzi, nell'edilizia e nel turismo

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La carenza di autisti in Italia, ma più in generale in Europa, è un problema concreto, che potrebbe in parte essere minimizzato. A colmare la lacuna esistente rispetto a questa categoria professionale – si parla di circa 15.000 autisti in meno rispetto alla domanda – è l’inserimento anche di autisti di camion tra i lavoratori non comunitari a cui il decreto Flussi, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre n. 252, concede di entrare in Italia. Per la precisione, se la quota massima di lavoratori non comunitari che possono entrare in Italia è di 30.850 (sommando i subordinati, gli stagionali, i non stagionali e gli autonomi), all’interno di questa 6.000 posti vengono concessi a lavoratori non stagionali sono riservati a tre settori: autotrasporto merci per conto terzi, edilizia e turistico-alberghiero. 

In pratica i lavoratori in questione sono conducenti che hanno acquisito patenti equivalenti alla categoria CE e convertibili sulla base di esistenti accordi di reciprocità tra i Paesi terzi di provenienza e l’Italia. Gli Stati di provenienza sono: rispetto al Nord Africa, Algeria, Marocco e Tunisia; rispetto all’Europa dell’Est e balcanica, Repubblica di Macedonia del Nord, Moldova e Ucraina; rispetto all’Asia, Sri Lanka.

Per poter accogliere nella propria realtà aziendale questi lavoratori bisognerà, entro il 31 dicembre 2020, presentare una apposita domanda, che si può compilare tramite un applicativo che da stamattina, 13 ottobre, si può scaricare dal sito del ministero dell’Interno. Per accedere nel sito è necessario disporre di credenziali SPID.

«È una bella notizia per i nostri associati e per tutte le imprese del settore – ha commentato positivamente il presidente di Anita, Thomas Baumgartner – Lavoravamo da tempo per ottenere questo risultato. Non è stato possibile riservare una quota completamente dedicata, così come avremmo voluto, ma è un primo passo importantissimo, una risposta valida all’annosa carenza di autisti professionali che fatichiamo sempre più a trovare sul mercato del lavoro italiano e comunitario».
Secondo Baumgartner, il problema è infatti sia presente sia prospettico, visto che la popolazione dei conducenti ha un’età media elevata (il 45,8% dei titolari delle Carte di Qualificazione del Conducente hanno superato i 50 anni) e i giovani fanno estrema fatica ad avvicinarsi al settore e a fornire un ricambio generazionale (solo il 18,1% ha un’età inferiore ai 40 anni). Secondo il presidente di Anita le ragioni sono diverse, a partire dalla scarsa appetibilità della professione agli occhi dei giovani, fino all’alto costo da sopportare (fino a 6 mila euro) per acquisire la patente, passando per le tante e sempre diverse competenze – ulteriori rispetto alla guida – richieste dall’evoluzione del settore.
Ecco perché è importante secondo Baumgartner che l’Italia si dia una strategia specifica per affrontare il problema. «Attingere al Decreto Flussi – ha chiarito – è la prima risposta possibile e Anita continuerà a sostenere la necessità di una quota più corposa ed esclusivamente dedicata al settore anche nei successivi provvedimenti di regolazione degli ingressi. Un’altra, di più lungo periodo e strutturale, è un intervento pubblico che promuova la figura dell’autista, anche attraverso l’orientamento professionale post-scuola verso i giovani, che in questo settore troverebbero subito un impiego».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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