L’infinita vicenda dei costi indicativi di riferimento nell’autotrasporto per conto terzi pare aver imboccato la dirittura d’arrivo. Qualche giorno fa, infatti, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha pubblicato, sul proprio bollettino, parere favorevole sul nuovo schema di definizione dei costi predisposto nel gennaio scorso dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).
Al riguardo il MIT aveva richiesto all’Autorità un’opinione sulla metodologia dello schema, costruito su quattro classi di veicoli distinte in base alla diversa massa complessiva (fino a 3,5 ton; tra 3,5 e 12 ton; tra 12 e 26 ton; oltre 26 ton) e con quattro voci di costo cui associare altrettante forcelle di valori minimi e massimi. Le voci di costo sono: veicolo a motore + rimorchio/semirimorchio (comprensivo di acquisto, manutenzione, revisione, pneumatici, bollo e assicurazione); ammortamento veicolo a motore (3-6 anni) + rimorchio/semirimorchio (8-12 anni); lavoro (compreso stipendio, trasferte e straordinari); energia (con le diverse possibilità di alimentazione).
L’Antitrust ha ritenuto la proposta ministeriale «suscettibile di mantenere sufficienti spazi per il confronto competitivo tra le imprese di autotrasporto nella definizione dei rispettivi prezzi. Infatti, la previsione di quattro grandi categorie di costi non appare suscettibile di fornire alle imprese elementi di costo prestabiliti con eccessivo dettaglio, consentendo alle stesse di muoversi in uno spazio di offerta esteso, come tale rispettoso dell’autonomia negoziale».
«Perché ciò avvenga – precisa l’Autorità – è tuttavia necessario che i valori di riferimento siano definiti in misura sufficientemente ampia sulla base di forcelle che tengano conto di un valore minimo e un valore massimo, a seguito di valutazioni oggettive».
L’AGCM condiziona infine il suo parere al fatto che, come peraltro già proposto dal Ministero, la definizione dei suddetti valori possa avvenire a cura di un soggetto terzo, a tutti gli effetti indipendente e professionalmente idoneo a tale compito.
La decisione dell’Antitrust è stata accolta con grande soddisfazione da Unatras, che ha sottolineato come ormai «nulla ostacoli più l’attuazione all’accordo sottoscritto con la categoria e la definizione dei costi di riferimento, prevista dalla Finanziaria 2015 e poi mai attuata. Aspettiamo effetti concreti e immediatamente operativi«.
Anche secondo Massimo Bagnoli, presidente di Fiap, «il parere positivo di AGCM costituisce un valido spunto per un’accelerazione forte verso la risoluzione di una delle molte questioni aperte riguardanti il settore, che hanno nella sostenibilità economica e sociale i perni centrali».
«La FIAP è pronta a conferire da subito il know-how e l’esperienza maturata negli anni sulla materia affiancando le imprese – prosegue Bagnoli – affinché lo strumento restituisca loro giuste e coerenti indicazioni su valori che rispecchino la realtà, da confrontare con il loro stato di fatto».
Il prossimo passo, secondo il presidente Fiap, è «una celere pubblicazione dei riferimenti economici da considerare basilari, ma non esaustivi nei rapporti contrattuali. È necessario essere consapevoli cioè della totalità delle componenti di costo, sia fisse che variabili, nello svolgimento dell’attività; occorre ricomprendere, ad esempio, anche i costi legati all’organizzazione, i pedaggi autostradali e i possibili differenziali nel costo dell’energia. Quest’ultimo ambito, riferito ai carburanti, ha subito negli ultimi tre anni oscillazioni intense, correggibili attraverso specifiche formule di adeguamento. I costi indicativi di riferimento non dovranno cioè essere assunti dal mercato alla stessa stregua di tariffe indicate da un ente pubblico».