Mentre Assotir, dopo aver proclamato un fermo dei servizi dal 29 aprile al 3 maggio, cerca di intrattenere una trattativa con BRT, anche da parte di Unatras parte un tentativo di conciliazione su scala nazionale. Due iniziative diverse, con percorsi che mirano allo stesso obiettivo, ma curando istanze diverse. Ad alzare la voce da ultimo è stata Assotir a cui si erano rivolti un centinaio di piccoli autotrasportatori, impegnati nelle consegne di ultimo miglio, che avevano ricevuto un recesso unilaterale da parte di BRT. A quel punto l’associazione di categoria aveva indetto un fermo, anche se nel frattempo erano venuti a galla altri dettagli. Innanzi tutto, che la disdetta diventava operativa in appena 30 giorni, un termine perentorio che metteva spalle al muro delle piccole realtà al servizio di un solo committente e per il quale avevano anche sostenuto investimenti in veicoli. Poi, emergeva anche un dettaglio relativo a disparità di natura territoriale, nel senso che, a quanto dichiarano gli organi di Assotir, le disdette riguardavano in particolare alcune realtà ubicate nel Nord dell’Italia, in particolare in Veneto e in Lombardia, perché altrove, in Puglia e Campania in particolare, rimanevano in essere i precedenti rapporti. Con un particolare: i nuovi rapporti trovavano un accordo tariffario quantificato in 300 euro per singolo veicolo al giorno, mentre quelli non rinnovati erano fermi a 200.
Da parte di BRT si forniva una giustificazione legata a un fattore esterno, vale a dire il commissariamento disposto dal Tribunale di Milano circa un anno e terminato le scorse settimane. Perché lo stesso Tribunale aveva preteso, nel contesto di ristrutturazione dell’azienda, il rinnovo dei rapporti con i suoi fornitori, scegliendoli di dimensioni maggiori rispetto al passato.
Nel frattempo, si era mossa anche Unatras, instaurando una trattativa con Fedit, associazione che esprime rappresentanza per le aziende di spedizione (e quindi anche di BRT), finalizzata ad avviare un tavolo di vertenza nazionale dedicato proprio al processo di riorganizzazione dei fornitori BRT e che quindi interessava circa 2.000 padroncini.
«Visto il grave stato di disagio che stanno vivendo centinaia di padroncini a seguito del recesso unilaterale dei contratti in essere – si legge in un comunicato – Unatras ha richiesto informazioni dettagliate a BRT sulle azioni che sta mettendo in campo, lamentando un approccio poco trasparente e senza preventivo coinvolgimento informativo degli operatori dell’autotrasporto. Infatti, in varie parti d’Italia, i fornitori che in questi anni hanno prestato servizio per l’azienda, spesso in monocommittenza e investendo risorse sul rinnovo dei mezzi, rischiano di trovarsi in estrema difficoltà senza più un lavoro dall’oggi al domani».
Il CEO di BRT, Stefania Pezzetti, ha da parte sua confermato la totale disponibilità a un dialogo costante con le associazioni, rassicurando sul fatto che non ci saranno ripercussioni sociali e che esiste la volontà di garantire tutti i fornitori coinvolti vagliando le soluzioni possibili, fermo restando i vincoli imposti dal piano concordato con il Tribunale di Milano.
Pur ribadendo la regolarità e la correttezza della posizione assunta con la riorganizzazione interna, i vertici BRT hanno convenuto sulla richiesta di aprire subito un tavolo di confronto tecnico che possa valutare – entro un periodo ragionevole – tutte le opzioni concretamente disponibili. Nel frattempo, verrà sospeso l’invio di ulteriori comunicazioni di recesso «a quei fornitori che non presentino evidenti rilievi di conformità e/o che non operino all’interno di filiali nelle quali è già stato avviato un processo di consolidamento».
Lo spedizioniere di Bologna si impegna inoltre a continuare a garantire la massima qualità possibile del servizio.