Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLeggi e politicaBRT, padroncini verso il fermo. Proteste a livello territoriale

BRT, padroncini verso il fermo. Proteste a livello territoriale

Assotir dalla parte di 3.000 fornitori storici del gigante delle consegne che stanno ricevendo la disdetta dei contratti: «È un vaso di Pandora, la politica intervenga: le piccole imprese mere esecutrici dei giganti». Oltre la metà delle aziende lavora esclusivamente per il corriere controllato dalla multinazionale GeoPost e solo il 5% avrebbe le caratteristiche imposte dal piano di risanamento a seguito dell’amministrazione giudiziaria

-

Anna Vita Manigrasso, presidente Assotir

Padroncini BRT verso il fermo con manifestazioni a livello territoriale, a partire dalla Lombardia. Azioni di protesta, che verranno organizzate nei prossimi giorni, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e della politica su quello che, a dire di Assotir, l’associazione che da mesi ha instaurato un braccio di ferro con il corriere espresso, « È un vaso di Pandora da scoperchiare che non riguarda solo BRT – ha tuonato Anna Vita Manigrasso, presidente di Assotir nell’ambito di una conferenza stampa – ma altre realtà nell’ambito corrieristico dove il dominio padronale del committente è molto esteso e si configura come una posizione dominante rispetto alle piccole e piccolissime imprese fornitrici».

Claudio Donati, segretario Assotir

Claudio Donati, segretario di Assotir ha chiesto esplicitamente l’intervento della politica. «Noi chiediamo – ha detto – che le istituzioni e la politica si facciano carico di questa situazione che oggi riguarda BRT, ma che potrebbe interessare in futuro anche altre realtà». Donati ha inoltre annunciato la richiesta di un’audizione in Parlamento, il coinvolgimento di alcuni parlamentari e una lettera a GeoPost (Gruppo La Poste), il gigante del trasporto espresso presente in 49 paesi nel mondo che controlla oltre il 75% di BRT.

Oltre la metà dei padroncini mono-committente

A portare alla rottura del tavolo delle trattative, avviato alcuni mesi fa tra il colosso delle consegne e Assotir e Unatras , è stato il rifiuto di BRT di riconoscere la costituzione in consorzio dei fornitori “storici” e di proseguire nel “licenziamento” delle circa 3.000 micro-imprese, fornitori storici per l’ultimo miglio del grande corriere con circa 30mila veicoli, inviando la disdetta dei contratti in essere con preavviso che va dai 30 ai 90 giorni. Oltre la metà dei fornitori di BRT è mono-committente. «Si tratta di imprese – ha spiegato Donati – nate su input del corriere espresso che ne ha impedito in varie forme anche la crescita». Insomma, un esercito di micro-imprese a conduzione familiare che stanno ricevendo la disdetta dei contratti e che non potranno conformarsi alle indicazione dei vertici per continuare ad essere fornitori dell’azienda per la quale hanno lavorato una vita. «Secondo le nostre rilevazioni – continua Donati – solo il 5% delle aziende fornitrici potrebbe continuare a lavorare per BRT, conformandosi alle loro richieste».

I consorzi negati e tariffe bloccate

La vicenda affonda le origini nell’amministrazione giudiziaria a cui è stata sottoposta BRT, accusata nel 2023 dai giudici di capolarato, a cui è seguita l’indicazione di un piano di ristrutturazione a cui stanno lavorando i nuovi vertici. In questo ambito, è stata evidenziata la necessità di ridurre il numero dei fornitori, cercando realtà con dimensioni più strutturate. «Abbiamo proposto di riunire in consorzi – ha raccontato Donati – le realtà idonee, con i requisiti richiesti dall’etica e la trasparenza, ma l’azienda (BRT, ndr) ci ha detto di no. Il consorzio ci è sembrata la modalità più giusta per far crescere e strutturare queste realtà, che altrimenti sono destinate a morire. Una vicenda inaccettabile. Si tratta di autotrasportatori che hanno fatto il successo di BRT, di realtà pulite, che ora sono diventate un problema a prescindere dal merito». C’è anche un altro fronte, ovvero le tariffe applicate. «Sappiamo che i nuovi fornitori di BRT – aggiunge Donati – hanno tariffe più alte anche del 40 per cento. I partner storici vengono pagati meno, instaurando una sudditanza che li porta a restare piccoli. Addirittura, con contratti che li obbligano ad aumentare gli stipendi quando ricevono un aumento delle tariffe. In questo modo le piccole e medie imprese sono dei meri esecutori dei giganti del trasporto».

close-link