«I costi degli autotrasportatori dell’Est sono appena il 10% dei nostri. È necessario rivedere le regole del cabotaggio, altrimenti la concorrenza sleale dilangante rischia di metterci tutti fuori mercato». Sembrano affermazioni di trasportatori friulani o veneti, non è vero? E invece no: tutta l’Europa è paese e così oggi si scopre che gli Stati scandinavi, e in particolare Danimarca, Svezia e Norvegia, stanno protestando contro la concorrenza che subiscano dai trasportatori baltici e dell’Europa dell’Est e chiedono espressamente una sospensione per sei mesi delle regole sul cabotaggio o una revisione delle stesse, nel senso di consentire a camion immatricolati in paesi dell’Est soltanto un carico e uno scarico alla settimana (al posto dei tre attualmente permessi).
A guidare la protesta è un’associazione di autotrasportatori danesi, la DTL, che rivendica la mancanza di controlli per l’osservanza delle disposizioni comunitarie. Il suo numero uno, Erik Østergaard, dice espressamente che c’è «bisogno di avere un periodo di riflessione che permetta la creazione di nuove regole e anche di controlli che garantiscano una concorrenza leale. Altrimenti si rischia di vedere l’intero settore dei trasporti danese e nordico scomparire».
Alla base di tutto c’è un dato di fatto incontrovertibile: «I salari rumeni o bulgari sono il 10% dei danesi o svedesi – prosegue Østergaard – e per questo il settore ha perso oltre 7.500 posti di lavoro negli ultimi cinque anni. Non è a causa della crisi attuale. Il traffico non c’è oggi come non c’era prima della crisi».
Secondo una stima delle stesse associazioni, se fino a 1982 quattro camion su cinque impegnati nei trasporti transfrontalieri erano nordici, oggi è uno soltanto.
L’autotrasporto scandinavo chiede sospensione del cabotaggio
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