I porti stanno diventando sempre più poli di sviluppo industriale ed energetico, in quanto terminali di energie fossili e rinnovabili. In questo contesto, la portualità italiana riveste un’importante caratterizzazione energetica: il 34% del traffico è costituito da rinfuse liquide (oltre 163 milioni di tonnellate nel 2021). Nei primi 6 mesi del 2022 sono state superate le 80 milioni di tonnellate (+5,6% sul 2021). È quanto emerge dal quarto Rapporto MED & Italian Energy, che ha stilato anche una classifica dei primi cinque Energy port italiani. Si tratta di Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova, attraverso cui transitano il 70% dei flussi di petrolio e derivati.
Il rapporto spiega come sia nato e stia evolvendo in Italia un nuovo modello portuale che sta ricalcando quelli più evoluti del Nord-Europa: il «Green Port», vale a dire uno scalo sempre più rivolto a efficientare il proprio consumo di energia, ad essere al servizio di navi che utilizzano combustibili alternativi e a dotarsi di infrastrutture di attracco ed equipment per il bunkeraggio diversificato delle navi. Ma anche di utilizzare tecnologie digitali, modelli intermodali e sempre più rivolti a perseguire l’obiettivo di riduzione delle emissioni.
Inoltre, con il PNRR è stata attribuita alle infrastrutture marittime italiane una dotazione di 9,3 miliardi di euro con l’obiettivo dell’efficientamento energetico e della sostenibilità in generale dei nostri scali.
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