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La moda fugge dalla Svizzera verso l’Italia: dopo Kering se ne va Tom Ford

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La Fashion Valley svizzera non è più tanto fashion. Dopo che nel maggio scorso la divisione logistica del colosso della moda Kering si era spostata dalla terra rossocrociata a Trecate, in provincia di Novara, anche un altro pezzo da novanta del settore come Tom Ford ha deciso di chiudere la sede elvetica di Stabio, nel Ticino. La Tom Ford Distribution Sagl ha già comunicato ai venti dipendenti la scelta di spostare le sue attività logistiche dalla Svizzera all’Italia, dove peraltro aveva concentrato già da circa due anni nel Varesotto il grosso della produzione. Si conferma così un trend che rischia di vedere il progressivo svuotamento del distretto della moda elvetico, specie dopo le altre importanti partenze di Armani e Lgi-International e anche se l’associazione di categoria Ticino Moda nega che il comparto sia in crisi.

La Tom Ford ha spiegato che i motivi dello spostamento non hanno nulla a che vedere con la tassazione. Una prima ragione sarebbe legata alle tempistiche di distribuzione della merce: «Tutto quanto veniva prodotto nell’hub svizzero – spiegano all’azienda – era distribuito in Italia e i tempi per rifornire i punti vendita negli ultimi anni si erano molto allungati. Spostandoci nella vicina Penisola, queste tempistiche verranno abbattute e, per raggiungere i negozi, impiegheremo generalmente 4-10 giorni lavorativi in meno». La seconda causa, decisamente importante, riguarda le esportazioni dei prodotti di lusso: «L’Unione Europea, e l’Italia nel nostro caso, ha accordi vantaggiosi con Paesi come il Giappone, la Corea e il Canada, che non sono ovviamente applicabili quando la consegna parte dalla Svizzera».
Infine il problema dei dazi: «Lo spostamento della merce non preferenziale subisce dazi doganali quando importata in Svizzera, ma non quando arriva in Italia. Eravamo perciò costretti a fare una doppia operazione doganale, facendo entrare le merci prima nello Stivale e poi trasferendo il tutto oltre confine. Senza la sede ticinese le spese relative a questa seconda operazione saranno risparmiate».

Ma non tutti sono convinti che queste motivazioni siano state realmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Secondo un’interrogazione al Governo elvetico del Movimento per il socialismo la vera ragione dell’addio sarebbe legata alla tassazione troppo elevata: «La Tom Ford Distribution non importava tessuti e non li lavorava, ma era un centro di logistica e fatturazione, come Armani e come LGI prima che smantellassero le loro attività in Ticino. Se così fosse, i dazi sui tessuti, peraltro aboliti proprio per rendere più concorrenziale il settore, non avrebbero comunque avuto impatto su queste attività».  Risulta infatti che dal 1° maggio 2019 il Consiglio federale svizzero abbia deciso di cancellare tutti i dazi su filati, filati ritorti, tessuti e stoffe a maglia, nonché alcuni prodotti speciali dal 1° luglio di quest’anno.

«Se invece la Tom Ford – continua il documento – fosse venuta sul nostro territorio al solo scopo di trasferire gli utili realizzati in altri Paesi, visto che in Ticino avrebbe goduto di privilegi fiscali, come hanno fatto tante altre imprese, la partenza appare inevitabile, perché con le nuove regole internazionali queste imprese saranno comunque obbligate a pagare le imposte dove creano valore aggiunto e producono».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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