Abbandonata dal marito e con cinque figli da mantenere, Shamim Akhter si è vista crollare il mondo addosso. Pakistana, in un Paese a dir poco conservatore, dove le donne sono per la maggior parte relegate a ruoli secondari e umili, ha provato a sbarcare il lunario con qualche lavoretto a domicilio, ma non era abbastanza. Ha provato allora a prendere la patente e poi ad aprire una scuola guida. Ma anche in questo caso non entravano abbastanza rupie. E allora si è letteralmente inventata il lavoro da camionista. Certo, il suo camion non è propriamente nuovo fiammante, le decorazioni floreali sul parabrezza assomigliano molto ad una serra e anche lo spazio per le merci è pericolosamente alto e a rischio costante di sovraccarico, ma Shamim con questo mezzo su ruote riesce a guadagnare quelle 7.000 rupie mensili, che sembrano tante ma in realtà sono meno di 70 euro, che però bastano a permetterle una vita decorosa, anche se non a coprire tutte le spese. Il pil pro-capite, in Pakistan, malgrado sia cresciuto considerevolmente negli ultimi anni, raggiunge circa 2.900 euro annui.
Certo, una donna camionista è un caso più unico che raro nel panorama del Pakistan, dove però stanno aumentando le donne alla guida di auto e di moto. Guidare per le donne di quella regione significa aver effettuato una grande conquista sociale: quella di non dover più dipendere dal padre o dai fratelli per potersi spostare sul territorio. Lo fanno con moto, risciò o motocarrozzette tipo Ape adattate a taxi e adesso anche con il camion di Shamim, sperando che il suo esempio sia seguito da altre donne coraggiose.
Con tutti i rischi di una circolazione stradale in cui ha ancora scarso accesso la sicurezza e, soprattutto, con il pericolo mai sopito di abusi e molestie, soprattutto nelle grandi città. Avere trasporti sicuri significherebbero molto anche sul piano occupazionale: secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro, infatti, è proprio a causa della mancanza di trasporti sicuri che tre quarti delle donne pachistane restano senza lavoro.