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Intermodalità, l’Europa verso un cambio di passo e una nuova strategia per i valichi

L’indicazione è arrivata da Pierpaolo Settembri, neo Capo di gabinetto del Commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas intervenuto durante un evento organizzato da ConnAct. Verso una nuova strategia anche per gestire l’emergenza valichi. Mentre sul fronte dell’intermodalità interviene Ruggerone di Confetra: “Abbiamo bisogno di scelte politiche più esplicite: invece a parole si sostiene l’intermodalità e poi si incentiva la gomma”.

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L’intermodalità in Europa non decolla, mentre per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel trasporto pesante servirebbe il quintuplo di truck elettrici entro il 2034. È questa la conclusione a cui arriva il Centro Studi Gea – Green Economy Agency, in uno studio presentato nell’ambito

dell’evento “Vie del mare e intermodalità per l’integrazione e la sostenibilità dei trasporti europei”, organizzato a Roma da ConnAct Mobility & Logistics. La risposta dall’Europa non si fatta attendere. “L’Europa deve cambiare passo sui trasporti. Il cambiamento deve arrivare a livello centrale e poi deve essere declinato dagli Stati membri”, ha detto intervenendo allo stesso evento Pierpaolo Settembri, da pochi giorni Capo di gabinetto del Commissario ai Trasporti Ue, Apostolos Tzitzikostas. Dal dibattito, durante il quale si sono confrontati, il deputato Salvatore Deidda, Presidente della Commissione Trasporti, l’eurodeputato Matteo Ricci, Vice Presidente della Commissione TRAN, l’eurodeputata Anna Maria Cisint, della  Commissione TRAN, l’eurodeputato Flavio Tosi, Commissione ENVI e TRAN, e Pierpaolo Settembri, Capo Unità Coordinamento e Pianificazione della Commissione UE è emerso che la nuova Commissione sta pensando a come rivedere il Green Deal, tenendo anche ben presente le richieste già presentate dal Governo italiano per una maggiore flessibilità nelle date, ma anche nella scelta della tecnologia da adottare per raggiungere gli obiettivi.

Una nuova strategia per i valichi

Lo stesso cambio di passo richiesto ancora una volta da tutta la filiera durante il dibattito. Tra le criticità che frenano lo sviluppo di una vera rete intermodale in Europa e in Italia, i molti cantieri dovuti al potenziamento infrastrutturale finanziati dal Pnrr e la penalizzazione dell’Italia per i problemi ai valichi che rischiano di isolare la Penisola, compromettendone la competitività.  “Credo ci siano soluzioni che l’Europa deve mettere in campo per contrastare l’isolamento italiano – ha aggiunto Settembri – penso a un maggiore coordinamento dei lavori e dei cantieri, a un piano di contingenza con una rete di puti di contatto per affrontare le emergenze. Per l’Austria è in corso una procedura giuridica che porterà chiarezza, mentre una soluzione di lungo periodo rimane il potenziamento infrastrutturale con il tunnel del Brennero e con la Torino-Lione”.

Incentivare l’intermodalità

Un grido d’allarme è arrivato da Umberto Ruggerone, intervenuto in veste di Vicepresidente di Confetra con la delega all’intermodalità. “Tra Italia e Francia non è più possibile trasportare merci sul treno. La questione dei valichi è molto importante – ha detto Ruggerone – Sulla rete ferroviaria tedesca ci sono 330 cantieri, lo stesso su quella italiana dove RFI sta facendo un ottimo lavoro, ma rischiamo di avere infrastrutture adeguate, ma di allontanare il mercato delle merci dall’intermodalità: solo Italia e Germania non hanno previsto indennizzi per il settore. La politica dovrebbe fare scelte più esplicite: invece a parole si sostiene l’intermodalità e poi si incentiva la gomma”. 

La sfida dell’elettrico

Secondo lo studio presentato da GEA, servirebbero il quintuplo di truck elettrici entro il 20234 per rispettare gli obiettivi climatici dell’Ue. Il settore dei camion – dice lo studio – resta un settore importante, considerando che il 77% delle merci via terra si muovono su questi mezzi (stima Acea, 2023). I nuovi obiettivi climatici approvati questo maggio dall’Ue, però, prevedono per autocarri medi e pesanti la riduzione delle emissioni del 45% per il periodo 2030-2034, per passare ad una riduzione del 65% per il periodo 2035-2039, per poi arrivare a un taglio del 90% a partire dal 2040. Target ambiziosi, che potrebbero essere raggiunti solo quintuplicando i truck elettrici.  Secondo le stime di Acea, per ridurre le emissioni del 40% (gli obiettivi prevedono una riduzione del 45% nel periodo 2030-2034) infatti, sono necessari 390mila nuovi veicoli nell’Unione europea con alimentazione Bev (motore elettrico alimentato a batteria) e Fcev (veicolo elettrico che usa l’idrogeno come combustibile), rispettivamente 320mila e 70mila. Per raggiungere gli obiettivi, quindi, servirebbero circa 27mila Bev immatricolati ogni anno e 6mila Fcev da qui al 2034. Ma, guardando i dati di Eafo, nel 2023 sono stati immatricolati solo 5.209 Bev e 163 Fcev.

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