Nel numero di giugno di Uomini e Trasporti, che trovate online sul nostro sito a partire da oggi, parliamo della sempre più ingarbugliata questione delle revisioni sui mezzi pesanti.
Dopo la decisione nel 2019 di affidare le revisioni anche ai centri privati autorizzati, ma con la presenza di un ingegnere della Motorizzazione, al ministero dei Trasporti si sono presto resi conto infatti che, nonostante un centinaio di assunzioni, il numero di tecnici interni era ancora troppo insufficiente per rispondere a una domanda di circa 800 mila operazioni l’anno, anche perché più d’un ingegnere, dopo aver vinto il concorso, avendo conosciuto il livello salariale, ha rinunciato all’impiego.
Per questo, nel novembre 2021, con un decreto ministeriale (il DM 446) il ministero dei Trasporti ha permesso che si potessero utilizzare ispettori liberi professionisti, previa formazione ed esame finale, con le uniche garanzie – ai fini della sicurezza – di non essere in conflitto di interessi con l’officina dove effettuano la revisione e di essere scelti di volta in volta dalla Motorizzazione in risposta alle richieste dei centri autorizzati. Data di partenza: il 1° febbraio di quest’anno. Da quel momento è come se fossero nati due partiti: quello degli «abilitati» (gli ingegneri dipendenti dal ministero) e quello degli «autorizzati» (i tecnici formati in centri autorizzati dal ministero).
I primi sono stati protagonisti di una serie di proteste locali contro l’esternalizzazione dei servizi (non solo delle revisioni, ma anche degli esami per la patente, sui quali sono stati dirottati anche gli ingegneri addetti alle revisioni).
I secondi replicano che loro sono liberi professionisti, che devono aprire una partita IVA, che hanno l’obbligo di pagarsi un’assicurazione e che il compenso reale a seduta è di 350 euro lordi perché gli altri 150 sono un’indennità forfettaria di trasferta. E che le loro sedute consistono in una giornata di lavoro di otto ore con l’obbligo di revisionare dai 18 ai 24 mezzi al giorno, mentre gli «abilitati» possono dedicare alle revisioni solo tre ore di straordinario pomeridiano.
Ma mentre «abilitati» e «autorizzati» non se le mandano a dire, gli autotrasportatori – stretti fra l’incudine e il martello – vedono incepparsi il meccanismo della privatizzazione sulla quale le loro associazioni di rappresentanza avevano puntato per risolvere il problema dei ritardi nelle revisioni.
L’inchiesta, a firma di Umberto Cutolo, ricostruisce il ginepraio di norme e di caos interpretativo sulla questione, con la testimonianza di Sandro Concas, presidente regionale di CNA-Fita Sardegna, che, forte della sua esperienza sul territorio più disastrato d’Italia quanto a revisioni di veicoli pesanti, ha chiosato: «Ancora una volta dobbiamo denunciare il paradosso di un’amministrazione che non è in grado di garantire con continuità il servizio pubblico delle revisioni ai mezzi pesanti nei tempi obbligatori per legge, ma si mobilita per evitare che venga svolto dagli operatori economici privati generando così ulteriori impedimenti alle revisioni già programmate e rischi per la sicurezza sugli autotrasportatori».
- Leggi l’inchiesta completa: L’annosa questione dei controlli periodici sui mezzi pesanti. Revisioni da rivedere
Ma non è finita qui. Nel ricco numero di giugno anche un approfondimento sull’arrivo in Italia nel 2024 dell’e-Cmr, sulle novità presentate al Samoter 2023 e sull’esordio di Federtrasporti al Transport Logistic ci Monaco.
In evidenza anche il consueto test drive di Laura Broglio, che ha provato per noi il Ford F-Max 500. Completano il numero le novità pesanti, le ultime dal mondo dei veicoli commerciali e degli pneumatici e le nostre consuete rubriche.
Leggi l’editoriale: Diffidate delle tariffe leggerissime
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