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Inchiesta Amazon Transport: la logistica sotto shock. Ecco come cambiare rotta

Staff leasing, trasparenza e certificazione, ma anche rispetto delle regole, blockchain e responsabilità solidale lungo tutta la filiera. Abbiamo chiesto a Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica e Massimo Marciani, presidente del Freigh Leaders Council di aprire il dibattito sul futuro del settore. Anche Assotir chiede una riflessione.

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Introduzione dello staff leasing, più flessibilità per le aziende di logistica, ma anche incentivi in cambio di maggiore trasparenza, certificazione dei processi, collaborazione di tutta la filiera, sanzioni certe per chi viola le leggi. All’indomani dell’inchiesta shock della Procura di Milano che accusa Amazon Transport di «caporalato digitale», mettendo nel mirino l’eterodirezione digitale dei corrieri utilizzati per le consegne dell’ultimo miglio, con tre manager indagati perché firmatari delle dichiarazioni dei redditi 2017-2022 della società a cui sono stati sequestrati oltre 121 milioni di euro, il mondo della logistica si interroga su come cambiare rotta. 

La logistica sotto inchiesta

L’inchiesta milanese si aggiunge a diversi altri fascicoli aperti negli ultimi mesi che vedono coinvolti altri grandi nomi del trasporto e della distribuzione come Dhl, Gls, Uber, Brt, Geodis, Esselunga, Ups, Gs, Gxo, Schenker. In altre parole, sotto accusa sarebbe il meccanismo, raccontato anche nell’ultima edizione dei 100 numeri per capire l’autotrasporto, presentata al Transportec di Milano lo scorso maggio, per cui grandi realtà concedono logo e tecnologia a padroncini organizzati in forma autonoma, ma condizionati e dipendenti da un unico brand per le operazioni quotidiane e l’organizzazione dell’intera attività. 

Una riflessione per cambiare rotta

«Dopo le inchieste c’è bisogno di una riflessione», dice in primis Assotir, reduce da un tavolo complicato (poi abbandonato) con il colosso BRT proprio sulla vertenza di padroncini «licenziati» a seguito di una ristrutturazione aziendale. «Il meccanismo emerso – chiarisce Claudio Donati, Segretario Generale di Assotir – è purtroppo assai noto al mondo della logistica e dei trasporti basato su “serbatoi di manodopera” e “società filtro”. Così sarebbero state assicurate “tariffe altamente competitive”, di fatto sfruttando il lavoro dei corrieri e omettendo il versamento dell’Iva e dei contributi. Un vantaggio immediato per il consumatore, ma oltre a rappresentare un’aperta violazione delle regole, si traducono in sfruttamento non solo delle persone ma anche e, soprattutto, delle imprese che lavorano in sub-appalto. Queste ultime, infatti, vengono ridotte al rango di meri esecutori di ordini imposti dall’alto. È giusto continuare così?»

Per rispondere a questa domanda, abbiamo voluto aprire un dibattito con i maggior protagonisti del settore. Oggi diamo spazio ad Assologistica e Freight Leaders Council (ma seguiranno altre opinioni).

Staff leasing, trasparenza e certificazione: la ricetta di Assologistica

«Ci sono numerosi aspetti che richiedono interventi» ha risposto Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica al quale abbiamo chiesto quali possono essere le soluzioni per cambiare rotta. «Nello studio che abbiamo curato con Adapt ne sintetizziamo una decina, analizzandoli e proponendo soluzioni: dalla flessibilità alle tecnologie di controllo dei lavoratori, dalla internalizzazione alle politiche attive. La prima novità che occorre smarcare è la possibilità di utilizzare lo staff leasing, non previsto attualmente dal CCNL. Rispetto a questo tema si è espressa la Cassazione (sentenza n°29423 13/11/2019)». Secondo Assologistica, quindi, il confronto in atto sul contratto di lavoro assume un’importanza centrale. «Occorre una maggiore trasparenza nelle dinamiche di filiera – aggiunge Ruggerone – Esistono già piattaforme volontarie di certificazione molto utili e diffuse, come ad esempio l’OTCR oppure il Tiaki Logistics. Noi abbiamo presentato il cosiddetto “Cruscotto”: un sistema che la PA mette a disposizione delle imprese (logistica e committenza) integrando i ‘semafori verdi’ rilasciati da agenzie pubbliche (Inail, Inps, Agenzia delle Entrate, Ispettorato del Lavoro, etc.)». 

Ispezioni, blockchain e responsabilità solidale: ecco le indicazioni del Freight Leaders Council

«Se vogliamo riprenderci in mano il controllo del settore – risponde Massimo Marciani, presidente del FLC alla nostra sollecitazione – dobbiamo introdurre più azioni». In primis, secondo Marciani, ci sarebbe bisogno di un rafforzamento delle leggi esistenti, assicurandosi che vengano applicate rigorosamente. Un aumento della frequenza delle ispezioni INPS e Agenzia Entrate, con un sistema di incentivi per le aziende che dimostrano di operare in conformità con le leggi e di adottare pratiche sostenibili secondo i principi della normativa ESG. Sarebbe utile poi promuovere programmi di formazione per i manager della committenza. In questo ambito le attività che l’Osservatorio Transport Compliance Rating sta portando avanti mi sembrano assai rilevanti e degne della massima attenzione. Inoltre, sistemi di tracciabilità e trasparenza lungo l’intera catena di approvvigionamento grazie anche a tecnologie come blockchain per monitorare e registrare tutte le operazioni, riducendo le opportunità di frode e illegalità. Ma alla base di tutto, secondo il presidente del FLC, c’è «l’adozione di approccio integrato e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti possono portare a significativi miglioramenti nel settore logistico coinvolgendo anche le aziende della committenza e applicando finalmente il principio della responsabilità solidale totalmente disatteso, nei fatti, finora».

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