Stanno tremando i proprietari di capannoni e magazzini logistici. Nelle prossime ore, infatti, sapranno quanto dovranno versare allo Stato a titolo di Tasi, il nuovo tributo sui servizi indivisibili. Anche se comunque andrà sarà una sonora sconfitta. Stando infatti alle elaborazioni dei «soliti bene informati» della CGIA di Mestre, complessivamente la Tasi costerà alle imprese di logistica che detengono i 1.165.107 capannoni italiani almeno 649 milioni di euro. Perché «almeno»? Ma perché questa cifra verrebbe fuori ipotizzando un’aliquota base dell’1 per mille. Ma – come sottolinea lo stesso segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – «è molto probabile che l’aliquota sarà ben superiore all’aliquota standard». Ecco perché il centro studi ha elabotato una seconda ipotesi utilizzando l’aliquota del 2,07 per mille. Perché è stata scelta questa misura?
Perché secondo l’emendamento che il Governo presenterà nelle prossime settimane, l’aliquota massima IMU più TASI sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobil strumentali potrà arrivare all’11,4 per mille. Siccome l’aliquota Imu media applicata a livello nazionale nel 2012 (il dato 2013 non è ancora disponibile) su questa tipologia di immobili è stata del 9,33 per mille, si deduce che l’aliquota Tasi del 2,07 per mille costituisce il livello massimo applicabile sugli immobili strumentali. E se così fosse l’esborso per le imprese arriverebbe addirittura a 1,344 miliardi di euro.
Dalla CGIA tengono comunque a sottolineare che la Tasi assorbirà la maggiorazione Tares pagata nel 2013 (vale a dire lo 0,30 euro al metro quadrato).
«Ancora una volta – conclude Bortolussi – le modifiche apportate sulla tassazione degli immobili rischiano di accrescere ulteriormente il peso fiscale sulle imprese. Ricordo che il passaggio dall’Ici all’Imu ha visto raddoppiare i costi per i proprietari dei capannoni, con punte che in alcuni casi hanno toccato anche il 154%. Con la Tasi all’1 per mille, l’aggravio su quelli accatastati con la lettera D sarà di 649 milioni di euro. Una cifra imponente che rischia di mettere in ginocchio molte attività, soprattutto quelle di piccola dimensione».