Sotto al volante l’autista guida. Sopra al volante l’autista mangia. Quando il camionista stacca le mani dallo sterzo e alza i piedi dai pedali, rimane infatti lì e, aiutandosi con una tavoletta imbottita, trasforma il posto di guida in un coperto. È una delle «concentrazioni di luogo» imposte dalla pandemia, dove vita e lavoro non sono mai stati aggrovigliati in modo così inestricabile.
Una condizione vissuta dai tanti camionisti che hanno continuato a viaggiare lungo le strade e le autostrade nel periodo probabilmente più critico e confuso della pandemia, quello della primavera 2020, per garantire a decine di milioni di italiani di trovare le merci nei negozi e alle aziende di ricevere le materie prime da lavorare. Solo che in quelle settimane, proprio lungo quelle strade e autostrade, spesso non hanno trovato alcuna trattoria, ristorante o pizzeria aperti a causa delle restrizioni dovute all’emergenza, rischiando di saltare il pasto (oltre che di non poter usufruire dei servizi igienici) o di improvvisarlo «alla bell’e meglio» apparecchiando il volante come se fosse una tavola, peraltro scarna, magari con un’insalata afferrata al volo dalla dispensa di casa…
Una condizione alienante che è magistralmente immortalata in uno scatto di Alfonso Santolero per il nostro progetto editoriale «Persone di prima necessità: quando la pandemia rese bello il camionista», il libro fotografico appena uscito, edito da Federservice-Uomini e Trasporti, che documenta gli sforzi e i sacrifici che i tanti trasportatori hanno dovuto affrontare nel confronto con il virus (leggi qui per saperne di più).
Una condizione che, a ben guardare, la pandemia ha solo reso cinicamente più «spettacolare» ma che, in realtà, affonda le radici in qualcosa di più antico. È noto infatti che uno dei problemi cronici che affligge da anni l’autotrasporto è quello del riposo e delle pause: molto spesso in un’unica fermata bisogna nutrirsi, riposare, farsi la doccia. Perché tutto è vorticosamente accelerato quando si tratta di recuperare il tempo perso a causa delle attese infinite ai punti di carico e scarico. Centinaia di ore perse, mai restituite, che portano all’inevitabile condizione poi di dover «andare di fretta», di recuperare sulla tabella di marcia. Ed è questa condizione anomala che costringe a saltare i pasti o comunque a mangiare affrettatamente – con tutto il carico di stress che ne consegue – quindi male. A tutto svantaggio del benessere psico-fisico dell’autista, della sua incolumità, in definitiva della sua vita.
La foto di Santolero sbatte in faccia allora una realtà dal doppio livello di lettura. Da una parte, restituisce un ritratto del camionista triste e solitario, ma allo stesso tempo umano ed eroico nella lotta contro il virus, che fa di tutto per portare a compimento la propria missione di rifornire il Paese dei beni di prima necessità, anche a costo di rimetterci la salute. Dall’altra, è come se volesse dirci: «Guardate che questo stile di vita, tutt’altro che sano, i camionisti lo conducevano anche prima. Adesso ve ne accorgete…». Troppo facile, insomma, chiamarli eroi solo quando conviene.
Persone di prima necessità: quando la pandemia rese bello il camionista può essere acquistato in singola copia al prezzo di 24 euro (incluse le spese di spedizioni postali, oppure aggiungendo 6 euro per chi preferisce il servizio di corriere espresso) sul sito della rivista Uomini e Trasporti (pagina abbonamenti https://abbonati.uominietrasporti.it/abbonamenti) oppure inviando una mail a: redazione@uominietrasporti.it.
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