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Governo nuovo, vecchie polemiche (tra Fai e Fita)

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C’è un nuovo governo e quindi nuovi ministri e nuovi sottosegretari. Insomma, facce diverse a cui tutti i settorieconomici corrono a presentarsi per cercare di intessere i primi dialoghi. È singolareil modo con cui l’autotrasporto si prepara a questi incontri. Piuttosto che compattarsi per mostrare una piattaforma programmatica univoca e più solida,si trastulla in dispute e piccoli bisticci che non fanno bene a nessuno. Di cosa parliamo? 

Uggè risponde a Squinzi
Lavicenda inizia quando il presidente di Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè,rispondendo a un appello rivolto alle rappresentanze sindacali dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, offre disponibilità «ad affrontare insieme i momenti della crisi chesono presenti anche nelle imprese di trasporto e che se non affrontati possonodivenire dirompenti». 
Per la CNA-Fita è il sintomo di un mutato clima
Trascorrono pochi giorni e dalla CNA-Fita queste parole vengonolette come un’apertura al dialogo, come il sintomo di un «mutato clima» checonsente di sbloccare «lo stallo generato dalle vicissitudini della legge suicosti minimi di sicurezza». Una posizione, questa, che l’associazionepresieduta da Cinzia Franchini giudica positivamente anche perché reputata inlinea con le scelte effettuate in passato da CNA-Fita e Anita. Al punto che lastessa presidente commenta le parole di Uggè con un laconico «Meglio tardi che mai». 
Uggè smentisce:  «nessuna marcia indietro sui costi minimi»
Tutti amici, quindi? Masoprattutto, tutti uniti nel ritenere i costi minimi uno strumento superato,inefficace e fomentatore di contrasti e perciò da sostituire con un piùproficuo dialogo con la committenza? Nemmeno per idea. Tanto che Uggè sconfessaquesta «libera» interpretazione del suo pensiero, chiarendo che non c’è «nessunaretromarcia e nessuna disponibilità a chiudere anche solo mezzo occhiosull’applicazione delle norme che tutelano la sicurezza dell’autotrasportomerci e, di conseguenza, la vita di milioni di italiani su strade e autostrade».Ciò non toglie – puntualizza Uggè – che l’apertura a unconfronto ci sia e di fatto c’è sempre stato, ma deve partire però dal rispettodelle regole, senza «fare cioè un solo passo indietro difronte a chi, sulla pelle della gente, vuole lucrare, costringendo gliautotrasportatori a viaggiare sottocosto, con conducenti improvvisati,inebetiti dal sonno di ore e ore di guida senza sosta, con tir a cui non èstata fatta manutenzione, non sono stati cambiati gli pneumatici quando dovevaessere fatto». 
In definitiva – dice Uggèrivolgendosi direttamente alla Franchini – il problema non è tanto di aprirsi al dialogo,quanto di scontrarsi con «una totale chiusura da una parte della committenza,accolta dal silenzio di qualche associazione di categoria che, forse per nondisturbare il guidatore, non ha certo combattuto a fianco di Fai Conftrasportola battaglia per difendere migliaia di vite umane sulle strade». 
A chi giova discutere?
Cosa c’è questo dibattito? La cosa certa è che l’autotrasporto ormaiha maturato la necessità di fare dei passi avanti, anche rispetto allaquestione dei costi minimi. Prova ne sia che nella lettera inviata da Unatras(a firma dello stesso Uggè e del segretario di CNA-Fita Mauro Concezzi) al neoministro Maurizio Lupi si legge testualmente che «è necessario avviare un confronto sulle norme di regolazionedell’autotrasporto merci», comprese quelle relative ai «costi minimi, oggettodi una valutazione di conformità presso la Corte di Giustizia Europea, vicendasulla quale ci aspettiamo una linea di continuità con quanto fatto daiprecedenti governi». 
A questo punto sarebbe paradossale se dal ministero venisse espressa la richiesta linea di continuità, proprio mentre le associazioni dell’autotrasporto continuano a inscenare quello spettacolo di conflittualità,  in continuità con quanto già proposto per lunghi anni. 
Signori, siamo seri!
Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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