Caro gasolio, carenza di autisti e siccità hanno spinto ai massimi le tariffe di trasporto in Europa nel terzo trimestre 2022, seppure con una leggera contrazione dovuta più che altro alle contrazioni dei consumi che si iniziano a registrare in più contesti, in particolare tra settembre e ottobre. E tutto questo lascia presumere che le tariffe inizieranno a scendere nei prossimi due trimestri.
Sono queste le conclusioni cui è giunto l’IRU, tramite analisi congiunte con Transport Intelligence e Upply, in cui è stato calcolato un incremento medio delle tariffe europee di trasporto merci del 5,4% rispetto al trimestre precedente e del 19,6% su base annua. E nel mercato spot gli incrementi sono ancora maggiori.
Anche il peso dei singoli costi aziendali è cambiato con il gasolio che acquisisce sempre più peso, arrivando ad assorbire il 50% dei costi, quando fino a un anno fa si attestava tra il 30 e il 35%.
Rispetto agli autisti, l’incremento della domanda è cresciuto del 44% da gennaio e settembre in un gruppo di Paesi quali Francia, Spagna, Germania, Romania, Polonia e Danimarca. La previsione è che questo trend di crescente richiesta di autisti raggiungerà il picco nel 2026 e manifesterà le maggiori criticità in Francia.
Riguardo invece alla siccità il trend è presto detto: la alte temperature estive hanno ridotto la portata di molti fiumi europei e il pescaggio delle imbarcazioni che li solcano. Ragion per cui in molti casi è stato impossibile trasportare merci tramite questa modalità, finendo per spingere la domanda sull’autotrasporto e in misura ridotta anche sulle ferrovia, che però risulta in più punti congestionata.
L’andamento di tre singoli mercati
Scendendo poi nel dettaglio di qualche mercato, sembra abbastanza preoccupante la situazione della Germania, dove l’aumento dei costi energetici e le incertezze nell’approvvigionamento energetico stanno mettendo in difficoltà il settore industriale tedesco, con flessioni importanti (-5,1% rispetto al trimestre precedente) nel comparto manifatturiero. Cosa che lascia presumere che anche la domanda di trasporto nei prossimi mesi tenderà a scemare, visto che è presumibile che ci saranno in circolazione meno prodotti.
Nel Regno Unito, invece, i prezzi dell’elettricità sono aumentati di oltre il 500% su base annua, con un incremento del 64,2% nel solo mese di agosto. Difficile cogliere le possibili evoluzioni, ma secondo IRU potrebbe anche registrarsi delle interruzioni produttive (giustificate appunto dagli oneri energetici che richiede la produzione) e quindi anche qui una minore domanda di trasporti.
In Spagna, invece, c’è stata l’estate più secca degli ultimi 1.200 anni, cosa che ha prodotto forti anticipi in agricoltura. La raccolta dell’uva, per esempio, in genere condotta a metà settembre, quest’anno è stata iniziata ad agosto, con un aumento nel terzo trimestre della domanda, che molto probabilmente comporterà una perdita nel quarto trimestre. Ma facciamo anche qualche caso concreto di specifiche tratte di trasporto. Per esempio per un trasporto di 1.270 km, quelli che separano Parigi da Madrid, le tariffe hanno raggiunto nel terzo trimestre una media di 1.570 euro per viaggio (1,24 euro/km), con un aumento del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 21,8% rispetto all’anno precedente.
Le tariffe spot crescono più delle contrattuali
In generale, però, Thomas Larrieu, Chief Executive Officer di Upply, riscontra che, malgrado l’inflazione stia indebolendo i consumi e quindi la domanda, l’aumento dei noli stradali tende a frenare ma non a invertire la tendenza, anche perché molte aziende di trasporto si trovano ad affrontare carenze di forza lavoro che incidono sulla quantità di capacità disponibile.
Altro dato importante è la netta divaricazione dei prezzi spot rispetto a quelli contrattuali. «Oggi più che mai – conclude Larrieu – i caricatori hanno interesse a privilegiare i contratti a lungo termine per assicurarsi la propria capacità e ottenere tariffe competitive dai vettori».