Una “roadmap” per il rilancio del trasporto merci. È la proposta congiunta che Anfia, Federauto e Unrae hanno esposto ieri, chiedendo un programma di interventi per «abilitare il settore alla transizione energetica e a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ed efficienza necessari per garantire la salute e la competitività del comparto».
Per contribuire alla decarbonizzazione del trasporto merci, le associazioni chiedono innanzitutto interventi per disincentivare l’utilizzo dei veicoli più inquinanti. Tra questi: una maggiorazione del costo per il passaggio di proprietà; l’azzeramento del rimborso dei pedaggi stradali e delle accise per i mezzi ante Euro IV; l’entrata in vigore della revisione annuale obbligatoria (anche presso officine private), in attesa ormai da tempo dei decreti attuativi. Sono state anche proposte varie forme di tassazione energetica, come la rimodulazione del bollo sulla base del criterio che ‘chi più inquina più paga’, e i sempre utili incentivi per l’acquisto di nuovi veicoli.
Sul fronte delle motorizzazioni, è indispensabile continuare a investire sui biocarburanti e parallelamente sviluppare le infrastrutture per le alimentazioni alternative. «In attesa della diffusione dell’idrogeno come soluzione di lungo termine e per i trasporti a lungo raggio – affermano le tre realtà – occorre procedere verso sistemi di propulsione a emissioni tendenti allo zero, come i veicoli elettrici e quelli a biometano».
Le tre associazioni sollecitano infine una norma che autorizzi la libera circolazione degli autoarticolati di lunghezza fino a 18 metri – 1,5 metri in più della lunghezza massima attuale – veicoli che attualmente circolano in Italia solo a livello sperimentale. Questi mezzi, a massa invariata, consentirebbero un carico di pallet superiore e, di conseguenza, ridurrebbero il numero dei veicoli in circolazione, con flussi logistici più efficienti.
Durante la conferenza di presentazione della “roadmap” è stato ricordato che il parco circolante dei veicoli industriali in Italia sfiora le 700.000 unità con ptt maggiore di 3,5 ton ed è tra i più vecchi in Europa, con un’età media di 13,4 anni e il 56% dei mezzi rispondenti alle Direttive di emissione ante Euro IV: una percentuale che scende al 45,5% per i veicoli pesanti (superiori o uguali a 16 ton), che presentano un’età media di 11,5 anni.
«Anche se le immatricolazioni in 13 anni si sono ridotte di oltre il 40%, passando da 35.442 unità nel 2007 a 20.256 veicoli venduti nel 2020 – è stato detto – quello dei veicoli industriali rimane un settore strategico per l’economia nazionale, come evidenziato dall’aumento dei volumi trasportati durante il lockdown pandemico».
«Il rinnovo del parco circolante risponde anche alla necessità di elevare gli standard di sicurezza dei veicoli che ogni giorno viaggiano sulle strade – ha sottolineato tra l’altro Luca Sra, delegato Anfia per il trasporto merci – Infatti solo il 21,6% dei veicoli industriali circolanti è dotato dei dispositivi di sicurezza obbligatori dal 1° novembre 2015, cioè l’AEBS per la frenata autonoma d’emergenza e l’LDW per il mantenimento della corsia».
«Il rilancio del trasporto merci è strettamente connesso a forme di disincentivo all’utilizzo di mezzi obsoleti – ha continuato Gianandrea Ferrajoli, coordinatore Federauto Truck – Un veicolo su tre in Italia è Euro 0, 1 o 2: un dato impressionante considerato che corrisponde al quintuplo della Germania e al triplo rispetto alla Francia».
«La diffusione dei motori elettrici, ibridi, a idrogeno e dei biocarburanti è ancora molto limitata per contribuire efficacemente agli obiettivi di decarbonizzazione – ha concluso Paolo Starace, presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae – In quest’ottica chiediamo, tra l’altro, di rifinanziare l’ecobonus sui veicoli commerciali per tutto il 2021; di prevedere agevolazioni anche per il rinnovo del parco dei rimorchi e semirimorchi; di rendere operativo il sistema dei ‘certificati bianchi’ per il rinnovo delle flotte»