È sempre più emergenza per la carenza di autisti, non solo in Italia ma in tutta Europa. Un’emergenza salita agli onori della cronaca in particolare in queste ultime settimane, con la notizia del Regno Unito in ginocchio per la crisi degli approvvigionamenti dei carburanti nelle stazioni di servizio, crisi che ha costretto il governo oltremanica a rilasciare 5.000 visti temporanei per camionisti stranieri proprio per affrontare la carenza di personale.
Il problema è di ampia portata, perché ha un impatto non solo sulle catene di approvvigionamento e sul commercio, ma anche sull’economia reale nel suo insieme.
Sull’argomento è intervenuta l’UETR, l’associazione europea che riunisce le piccole e medie imprese dell’autotrasporto, sostenendo come sia necessario un approccio olistico per affrontare una questione che riguarda tutta Europa.
Con l’obiettivo di garantire le catene di approvvigionamento e di risolvere le criticità del settore, l’associazione ha posto all’attenzione delle istituzioni europee quattro azioni principali da mettere urgentemente in campo:
1 – Concedere sussidi per la formazione di conducenti professionisti (per il conseguimento di una patente di guida professionale/formazione professionale, rivolta in particolare a giovani e disoccupati).
2 – Snellire le procedure del percorso formativo per il conseguimento delle patenti e titoli abilitanti ed autorizzativi.
3 – Implementare un’ampia rete di parcheggi adeguati per condizioni di lavoro sicure e protette per autisti e autotrasportatori professionisti, ora più che mai con l’emergenza COVID.
4 – Migliorare la qualità di condizioni vita-lavoro per gli autotrasportatori, attraverso un’armonizzazione delle regole su larga scala che consenta di poter operare in sicurezza e senza aspetti distorsivi della leale concorrenza.
Per Julio Villaescusa, presidente dell’UETR, l’auspicio è che questo pacchetto di proposte possa servire a migliorare la situazione critica nel Regno Unito e che, più in generale, «ci sia la volontà di affrontare il problema a livello generale per il bene dell’Europa».
Accanto a queste proposte, sicuramente utili per ridare slancio all’ambiente operativo di circolazione di merci e camion, riteniamo opportuno segnalare anche quella di CNA FITA, che in un recente incontro con la Regione Abruzzo ha proposto la realizzazione di un progetto formativo rivolto ai giovani che desiderino avvicinarsi alla professione di autista di mezzi pesanti.
Secondo l’associazione bisognerebbe mettere in campo una vera e propria strategia dell’attenzione verso le nuove generazioni per avvicinarli alla professione di autista. Come? Tramite un percorso formativo «che non si limiti semplicemente all’erogazione di somme per ottenere la patente, peraltro assai cara, e l’abilitazione professionale. Servirebbe piuttosto un percorso che preveda, oltre alla formazione di base iniziale, anche l’approccio alle cosiddette ‘soft skills’, ovvero le competenze necessarie come lingua inglese, capacità relazionali, geolocalizzazione, utilizzo delle app più diffuse nel settore dell’autotrasporto».
Il concetto di fondo, insomma, è quello di investire a tutto tondo sulla qualificazione della professionalità dell’autista, stimolando l’occupazione dei giovani in uscita dai percorsi formativi. È in questo modo, infatti, che si può dare una pronta risposta a un fabbisogno concreto che emerge dal territorio e dall’intero mondo dell’autotrasporto.