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Quantron è insolvente: dei suoi 200 veicoli elettrici in circolazione 6 sono a Torino

La società tedesca, nata cinque anni fa anche grazie a un accordo di fornitura con Iveco, ha accusato serie difficoltà finanziarie, resi evidenti dopo l’annullamento della sua presenza all’IAA e dopo il mancato pagamento di molti dei suoi 200 dipendenti. Dal 2023 aveva una filiale anche in Italia

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Il tribunale di Augusta ha aperto una procedura di insolvenza nei confronti di Quantron. Di conseguenza, la società di Gersthofen creata nel 2019 per misurarsi nella commercializzazione di veicoli da trasporto elettrici, sfruttando a tal fine anche un accordo di fornitura con Iveco, viene amministrata da un curatore fallimentare provvisorio, almeno fino a quando l’insolvenza non sarà dichiarata ufficialmente. Ciò significa che da oggi il consiglio di amministrazione, in cui siedono il CEO Andreas Haller, la CFO Beate Reimann e il responsabile della tecnologia Rene-Christopher Wollmann, potrà disporre del patrimonio aziendale solo se il curatore concede il suo assenso.

D’altra parte le difficoltà dell’azienda erano apparse evidenti già qualche mese fa quando aveva dovuto annullare la propria presenza all’IAA, dopo aver prenotato un proprio stand. In più da qualche tempo anche i dipendenti – complessivamente sono 90 – avevano raccontato pubblicamente di non ricevere lo stipendio da tempo. 

Dalle origini allo sbarco a Torino

Dal 2019 in poi Quantrom aveva cambiato pelle. Inizialmente la sua formula di business sembrava orientata nel retrofitting, poi si era trasformato in un assemblatore di vari sistemi, in grado di far breccia su più mercati. Da circa un anno aveva aperto una filiale anche in Italia, giustificata anche dall’aggiudicazione di una commessa di sei autobus elettrici per la città di Torino

Alle origini delle difficoltà finanziarie

Complessivamente i veicoli piazzati nei diversi mercati erano circa 200, sia a batteria sia a celle a combustibile. Non pochi, ma evidentemente non abbastanza per riuscire ad aprire una linea di produzione in serie. Di conseguenza ogni camion che veniva venduto doveva essere prima sottoposto all’approvazione dell’agenzia di regolamentazione TÜV, cosa che ovviamente determinava un considerevole aumento dei costi

Quindi, un po’ la crescente dimensione internazionale, un po’ una procedura produttiva fin troppo dispendiosa, avevano aumentato anche le esigenze finanziarie, che in Quantrom cercavano di raccogliere un passo alla volta. Lo scorso anno, per esempio, l’obiettivo dichiarato era di raccogliere finanziamenti tra i 100 e i 200 milioni. Ma questo obiettivo non è stato raggiunto. E come se non bastasse proprio poche settimane fa il fondatore e CEO, Andreas Haller, ha scritto su Linkedin di essere costretto a prendersi una pausa a causa di un «grave infarto». Poi, ha anche stabilito un parallelismo tra la sua condizione e quella dell’economia tedesca: «La Germania – ha scritto – sta attualmente vivendo un sereno attacco di cuore: dobbiamo finalmente rendercene conto e accettarlo! Dobbiamo agire subito, il più rapidamente possibile, la Germania DEVE andare in riabilitazione (da adottare sotto forma di riforme fondamentali) in modo da tornare in seguito più forti, migliori e più duri. E così pure io!».

Glielo auguriamo a entrambi.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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