Proprio ieri Guido Pietro Bertolone ha preso il timone di GLS Italy. E già oggi è stato costretto a rivedere l’agenda degli impegni per misurarsi con una tegola proveniente dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sotto forma di una sanzione da 8 milioni di euro comminata in solido sia a GLS Italia, sia alla capogruppo europea (General Logistics Systems B.V.).
All’origine della multa c’è una pratica commerciale scorretta relativa all’iniziativa di sostenibilità ambientale «Climate Protect», utilizzata dal corriere per “tingere” di verde la propria immagine, ma che in realtà, a parere dell’Antitrust, è stata organizzata, finanziata e comunicata senza la trasparenza, il rigore e la diligenza richiesti a operatori di un settore molto inquinante, come la spedizione, il trasporto e la consegna di merci. In pratica, GLS imponeva ai clienti abbonati ai servizi di GLS Enterprise di aderire al programma e di pagare un contributo economico per ottenere un certificato (non richiesto) in cui si quantificava la compensazione delle emissioni di CO2 relative alle spedizioni. Da tale contributo, definito senza verificare prima i costi riconducibili al programma «Climate Protect», venivano esonerati soltanto i grandi clienti, «lasciando intendere che le stesse società del gruppo avrebbero contribuito n modo significativo al suo finanziamento».
Invece, è poi emerso che le società del gruppo GLS non soltanto hanno riversato tutti i costi del programma sui clienti abbonati e sulle imprese di spedizioni affiliate, ma hanno anche «incassato contributi maggiori dei costi sostenuti per attuare il programma». Ciliegina sulla torta, poi, è stato l’aver appurato che le comunicazioni trasmesse ai clienti abbonati e alle imprese affiliate, insieme alle certificazioni sulle compensazioni delle emissioni di CO2, erano ingannevoli, ambigue e non veritiere.