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Polonia, la regina Ue del trasporto internazionale è in crisi. PKP Cargo licenzia 4.200 dipendenti

La più grande compagnia polacca di trasporto merci intermodale ha chiesto una sorta di amministrazione controllata, per riuscire a recuperare liquidità e superare gravi difficoltà finanziarie. Ma è la punta di un iceberg, sotto al quale tutto il settore dei trasporti fatica. La ragione è semplice: la domanda di trasporto in Europa, anche a causa del rallentamento tedesco, ha subito una frenata che ha fatto scendere le tariffe. I costi, invece, sono drasticamente aumentati…

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PKP Cargo, la più grande compagnia di trasporto merci ferroviario della Polonia, è in seria difficoltà finanziaria. Per affrontarla prova a ridurre drasticamente i costi del personale. Il contenimento in percentuale è particolarmente rotondo: 30%, vale a dire, in termini assoluti, 4.200 lavoratori, rispetto a una società che ne impiega circa 14 mila. L’operazione è quanto mai concreta, anche perché per attivare questa procedura di alleggerimento dei costi, PKP Cargo ha presentato un’apposita istanza in tribunale, in cui ha dettagliato un ipotetico piano di ristrutturazione finalizzato a contenere un debito societario che a fine 2023 arrivava a circa 4,6 miliardi di zloty, più di un miliardo di euro. Soltanto nei primi tre mesi dell’anno il deficit ha superato i 27,5 milioni di euro, coincidente con una perdita degli utili del 44,5% rispetto al 2023. 

Se il tribunale accoglie la richiesta della società, PKP Cargo entrerà in uno stato di «riabilitazione», vale a dire una sorta di amministrazione controllata, che in Polonia viene riservata ad aziende esposte a gravi perdite di liquidità finanziaria e che comporta la nomina di un amministratore speciale, deputato ad approvare le scelte degli organi societari. In compenso, nei confronti dell’azienda in riabilitazione non possono essere presentate da parte dei creditori procedure esecutive.

Le difficoltà di un intero comparto

La cosa interessante non è tanto il dissesto di una singola impresa, quanto le ragioni di contesto che lo hanno prodotto e che stanno mettendo in difficoltà un intero comparto. Il numero di imprese logistiche in difficoltà, infatti, è sempre più elevate e – come ha dichiarato Maciej Wroński, presidente dell’associazione Transport and Logistics al sito trans.info, «le aziende di trasporto, nella loro massa, stanno morendo lentamente e silenziosamente», aggiungendo che è evidente come la difficoltà di un’azienda con migliaia di dipendenti crei più scalpore, ma ciò non toglie che un’analoga condizione sia vissuta anche dalle piccole imprese. E peraltro non soltanto all’interno del settore dei trasporti. Nel solo mese di marzo sono state ben 159 aziende le aziende cha hanno dichiarato licenziamenti di massa, mettendo alla porta la bellezza di 17 mila persone, a cui se ne sono aggiunte altre 2.400 nel mese di aprile.

Un dato integrabile con quello emerso da uno studio condotto dalla società Transcash, specializzata in finanziamenti alle aziende di trasporto, secondo cui i tre quarti delle imprese polacche del settore hanno chiuso il 2023 in condizioni peggiori rispetto al 2022. Soltanto il 9% ha dichiarato di aver registrato un miglioramento rispetto all’anno precedente.

La regina di un regno che stenta

La notizia fa ancora più scalpore se si fa mente locale al fatto che, rispetto all’autotrasporto, la Polonia negli ultimi anni è diventata l’autentica regina europea nei trasporti internazionali, arrivando a superare perfino la Germania. Il problema delle aziende polacche, in realtà, risiede in buona parte proprio qui. Nel 2023 la domanda di trasporto su strada è diminuita in Europa in maniera drastica e ha determinato una riduzione delle tariffe di trasporto. Ma contemporaneamente i costi operativi delle imprese sono aumentati, contribuendo a erodere la redditività delle imprese e ad accrescere il potere contrattuale della committenza.

Costi in aumento: i pedaggi tedeschi

Passare in rassegna questi fattori è molto agevole. Partiamo da quello forse più vistoso. La quasi totalità dei trasporti internazionali polacchi imbocca come territorio di destinazione o di transito quello tedesco. E qui nel corso degli ultimi mesi i pedaggi autostradali hanno fatto registrare un autentico raddoppio. Inoltre, sempre a proposito della Germania, la domanda di trasporto espressa da questo paese è in decisa contrazione, visto che anche il suo Pil ha fatto registrare segni negativi (-0,3% nel 2023). Per fortuna, l’ultimo dato registrato dal’istituto Ifo va in senso inverso e in prospettiva inizia a cogliere un’inversione di rotta, stimando la crescita per il 2024 non più dello 0,2% (come previsto), ma dello 0,4%, per poi salire all’1,5% nel corso del 2025. Ma queste sono ovviamente previsioni.

Ma quanto è caro il denaro!

L’altro fattore importante riguarda il livello dei tassi di interesse, che hanno conosciuto dopo anni di rialzo il primo timido contenimento (-0,25%) da parte della Banca Centrale europea. Ma ciò che è certo è che il denaro negli ultimi due anni è costato molto di più e soprattutto le aziende esposte dal punto di vista finanziario hanno visto lievitare in modo preoccupante la voce destinata a pagare gli interessi sul debito.

Dal 2019 a oggi salari sul del 17,6%

Infine, altra voce di costo in decisa impennata è stata quella relativa al lavoro, perché – anche a causa della carenza di manodopera – i salari nel settore dei trasporti in Europa sono aumentati mediamente del 17,6% rispetto al periodo pre-pandemico (Ti/Upply/IRU).

La guerra in Ucraina e i sospetti polacchi di concorrenza sleale

Un fattore non economico, ma vissuto più da vicino dalla Polonia, riguarda la guerra in Ucraina. A Varsavia, infatti, è scoppiata una vera e propria rivolta contro speciali deroghe concesse ai vettori ucraini. Queste misure, introdotte nel giugno 2023, dovevano stimolare la creazione di corridoi di solidarietà, finalizzati a sostenere l’economia ucraina e le sue relazioni commerciali, provate dall’invasione russa e dalla chiusura di fatto del Mar Nero, considerato per Kiev la principale via di esportazione. Dai corridoi sarebbero transitati – secondo i dati della Commissione Ue – oltre 60 milioni di tonnellate di prodotti alimentari e 48 milioni di tonnellate di prodotti non agricoli, ma ai polacchi non sono mai piaciuti perché, nella loro considerazione, i margini di manovra che concedono ai camion ucraini risultano eccessivi. Detto altrimenti i vettori di Kiev avrebbero rosicchiato quote di mercato potendo sfruttare su tariffe più basse, proprio perché sollevate da diversi oneri burocratici. E questo per le aziende polacche costituirebbe una vera e propria concorrenza sleale. Non a caso verso fine 2023 hanno dato vita a diverse manifestazioni e a vari blocchi alle frontiere, mirati a impedire il ritorno verso casa dei vettori ucraini.

Mal comune, poco gaudio

Non sfuggirà che, a prescindere dalla questione Ucraina, molte delle problematiche sofferte dalle aziende polacche sono simili a quelli che si registrano in altri angoli dell’Europa. Prova ne sia che i dati Eurostat 2023 parlano di un tasso di insolvenza nel settore aumentato del 27,5%. E a spingerlo così in alto, oltre alla Polonia, ci sono nell’ordine anche Lettonia, Ungheria, Spagna, Francia e Croazia. In più nel secondo trimestre 2023 anche i fallimenti risultano crescere del 17,3% in tutta l’Unione. Ma il mal comune, qui, non diventa mezzo gaudio.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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