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Northvolt in bancarotta: cosa succede ora alla gigafactory svedese?

Dopo mesi di difficoltà finanziarie, la procedura fallimentare apre scenari incerti per il futuro del più promettente produttore europeo di batterie, con Scania e altri gruppi in attesa di sviluppi sulla cessione degli asset

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La notizia era nell’aria da tempo. Northvolt, uno dei produttori europei più promettenti nel settore delle batterie per veicoli elettrici, ha presentato istanza di fallimento in Svezia. L’azienda, fondata nel 2015 con l’ambizione di creare un’alternativa europea ai produttori asiatici, non è riuscita a superare le difficoltà economiche e industriali degli ultimi mesi (ne avevamo parlato qui e qui).

Il fallimento arriva dopo un tentativo fallito di raccogliere nuovi fondi per sostenere la produzione nello stabilimento di Skelleftea, in Svezia. Il gruppo ha attribuito la crisi a un insieme di fattori, tra cui l’aumento dei costi di capitale, l’instabilità geopolitica, le interruzioni nella catena di fornitura e una domanda di mercato incerta. A questi si sono aggiunte difficoltà interne nell’avvio della produzione, che hanno aggravato la situazione finanziaria.

Ora sarà un amministratore nominato dal tribunale – il cosiddetto «trustee» – a gestire il processo di liquidazione e a valutare eventuali cessioni di asset. Tra i soggetti interessati a rilevare parte delle attività c’è Scania, che aveva già raggiunto un accordo preliminare con Northvolt per acquistare la sua divisione dedicata ai pacchi batteria destinati a macchinari e attrezzature professionali.

Secondo quanto infatti riportato da Reuters, Scania, che faceva parte del portafoglio clienti di Northvolt, aveva siglato l’intesa per 6 milioni di dollari lo scorso febbraio, con l’obiettivo di acquisire l’unità produttiva Northvolt Systems Industrial. Questo ramo d’azienda, con sede a Gdansk, in Polonia, produce pacchi batteria per diversi utilizzi industriali, tra cui l’edilizia e l’estrazione mineraria. Tra i suoi clienti figurano aziende come Epiroc e Konecranes, attive rispettivamente nella produzione di macchinari per l’industria mineraria e per la movimentazione di carichi pesanti.

L’operazione, però, è ora sospesa: il curatore fallimentare dovrà valutare se procedere con la vendita a Scania o prendere in considerazione offerte alternative. Già nelle scorse settimane, un gruppo di investitori di cui non sono stati resi noti i dettagli aveva manifestato interesse per rilevare una quota maggiore degli asset di Northvolt. Tuttavia, il tempo necessario per completare la verifica approfondita dei conti e delle attività dell’azienda aveva spinto Northvolt a preferire la proposta di Scania, che garantiva un accordo più rapido. Ora la decisione finale spetterà al tribunale.

La vicenda rappresenta un passaggio delicato per l’industria europea delle batterie, che continua a misurarsi con la concorrenza di Cina, Corea del Sud e Giappone. Per Scania, invece, l’operazione potrebbe rappresentare un’opportunità per assicurarsi una fornitura stabile di pacchi batteria, elemento chiave nella transizione verso i veicoli elettrici per il trasporto pesante.

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