Come sarebbe un mondo senza camion? Nel Regno Unito cominciano a farsi un’idea sempre più precisa di come rispondere a questa domanda. Da quando infatti è scoppiata la pandemia e da quando le sue conseguenze si sono avviluppate a quelle della Brexit, la carenza di manodopera in molti settori fino allo scorso anno alimentati con personale proveniente da paesi dell’Unione europea è diventata preoccupante. E tra questi compare pure il settore dell’autotrasporto, dove la carenza si manifesta sotto forma di mancanza di autisti di camion. Già prima dell’estate si erano manifestati i primi preoccupanti segnali, con tentativi più o meno sensati per cercare di arginare il problema, come quello di allungare le dimensioni dei semirimorchi o il numero di ore giornaliere da dedicare al lavoro (portate a dieci). Ma il mercato del lavoro non è un cilindro sul quale si può colpire con una bacchetta magica. E così i problemi di ieri non soltanto non si sono risolti, ma forse si sono anche aggravati. Alcune vicende riportate dai quotidiani in questi giorni forniscono chiaramente il senso di questa crisi. Pensate che McDonald’s, il gigante del fast food, da alcune settimane non serve più i tradizionali milk shake (i frullati) in tutti i ristoranti di Inghilterra, Scozia e Galles. E in molti casi nei 1.250 punti vendita del paese non arrivano nemmeno le bevande in bottiglia.
Ma non si tratta di un caso isolato e nemmeno del più grave. Pensate infatti che Nando’s, una catena di ristoranti e di cibo da strada sorta in Sudafrica e impostatesi nel Regno Unito per preparare un pollo molto gustoso e speziato (che pare abbia conquistato anche il gusto del principe Williams), è stata costretta per mancanza della materia prima a chiudere una cinquantina di punti vendita per mancanza di materia prima.
D’altra parte, la Road Haulage Association ha condotto un sondaggio all’interno delle aziende chiedendo a ognuna di quanti più autisti avessero bisogno. Alla fine hanno tirato le somme e hanno fatto cifra tonda: circa 100.000. Un’enormità tale che tutti prospettano in tempi brevi una crescita decisa dell’inflazione. Nel senso che se manca chi gira i volanti dei camion e anche chi lavora in settori ormai abbandonati dagli inglesi (tanto per rimanere in tema, nella filiera del carne bianca il 60% dell’occupazione è sempre stata coperta da personale non britannico), l’unica soluzione a breve termine è quella di aumentare le retribuzioni e quindi, a cascata, i prezzi dei prodotti. Già prima dell’estate in effetti era iniziato un processo in tal senso e adesso sta continuando in maniera ancora più massiccia.
I grandi magazzini John Lewis, proprietaria dell’insegna di supermercati Waitrose, hanno annunciato un piano per incrementare gli stipendi degli autisti fino a 5.000 sterline all’anno. A questo scopo dall’8 agosto scorso ogni autista della sua flotta si è visto aumentare il salario di 2 sterline l’ora. A questo incremento, che interesserà sia i nuovi autisti sia i 900 già impiegati, si affiancherà un bonus assunzione di 1.000 sterline per i nuovi driver con patente C+E che saranno assunti entro il prossimo novembre.
Secondo Adzuna, uno dei più importanti motori di ricerca lavoro in tutto il mondo, i salari britannici per gli autisti sono aumentati del 21 per cento, toccando le 36.800 sterline in poco meno di un anno (in pratica 43.000 euro).
E non è tutto perché alcuni spedizionieri, come per esempio Norman, riferiscono di assistere a un fenomeno sempre più diffuso, vale a dire l’imposizione di supplementi di 50 sterline su ogni carico finalizzato proprio a creare fondi con cui incrementare i salari degli autisti. Fenomeno che, almeno fino ai primi mesi del 2022, tutti si immaginano che possa sempre più prendere piede.