Associazione per delinquere, truffa aggravata, frode fiscale e tentata estorsione. Sono le accuse mosse dalla Procura di Frosinone nei confronti di 2 imprenditori – arrestati e incarcerati – e di altre 29 persone – indagate – tutte operanti nel settore dei trasporti e della logistica, con base nella cittadina laziale.
L’attività illecita, scoperta durante l’Operazione Tir dalla Guardia di Finanza locale, ha portato al sequestro di beni per 100 milioni di euro e aveva diramazioni in diverse regioni italiane e paesi stranieri, come Slovenia, Croazia e Romania. Ventitré le società coinvolte, di cui sette situate all’estero, nei settori del trasporto merci su strada, vendita all’ingrosso di alimenti e bevande e alberghiero. Ogni società aveva un prestanome, in modo da eludere i controlli patrimoniali. Tra i beni sequestrati figurano 30 società, 118 conti correnti, 68 rimorchi, 32 trattori stradali, 5 terreni, 2 capannoni industriali, 5 abitazioni di lusso, 38 auto e 2 barche.
Oltre agli arresti, è stato emesso l’obbligo di dimora nei confronti di 7 indagati, mentre un altro imputato non potrà esercitare attività professionale e ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche per la durata di 12 mesi. Nei confronti di 22 indagati, inoltre, è stata disposta la misura interdittiva del divieto di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche per 12 mesi.
Le misure cautelari sono state eseguite nel Lazio, nelle province di Frosinone, Roma e Latina; in Veneto, a Venezia e Treviso; in Campania, a Napoli, Caserta e Salerno; e ancora all’Aquila, Grosseto, Terni, Bologna, Torino, Novara, oltre che in Slovenia, Croazia e Romania.
Le indagini sono partite dopo l’acquisizione di un importante asset aziendale di un noto imprenditore operante nel settore della logistica e facendo ricorso, oltre che ai tradizionali metodi investigativi, anche all’analisi dei tabulati telefonici, alle intercettazioni telefoniche e telematiche, e ai riscontri sulle banche dati.
Tra le ipotesi di reato: il finanziamento di un contratto di leasing di 5 autoarticolati per un importo di 230 mila euro nei confronti di un fornitore; la riscossione di un finanziamento coperto da garanzia statale per circa 1.200.000 euro; l’utilizzo e l’emissione di fatture relative ad operazioni per oltre 10 milioni; le dichiarazioni d’intento, probabilmente fittizie, di esportazione delle merci, allo scopo di effettuare acquisti di prodotti senza il pagamento dell’Iva per poter successivamente rivenderli a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato.
Nell’ambito dell’indagine sono state, infine, individuate due case di appuntamento a Frosinone, in cui si ipotizza la prostituzione di alcune donne, anche straniere, provenienti da altre province.