L’impiego dell’idrogeno nel settore dei trasporti comporta dei vantaggi in termini di riduzione di emissioni, ma per implementare questa soluzione su ampia scala è necessario un contesto normativo chiaro che agevoli una pianificazione positiva degli investimenti. Solo così la filiera potrà svilupparsi nel suo insieme.
È questo uno dei principali messaggi che è emerso dall’Hese – Hydrogen energy summit & expo, l’evento dedicato agli scenari di mercato e allo sviluppo delle nuove tecnologie per l’idrogeno.
La manifestazione, organizzata e promossa da BolognaFiere e Mirumir, ha previsto una serie di convegni in cui sono state messe a confronto diverse esperienze internazionali, per arrivare a individuare le potenzialità e le prospettive per un idrogeno sostenibile. Sono state coinvolte alcune delle principali realtà di settore, a livello nazionale e internazionale, come: Edison, Iberdrola, Piel by Mcphy, Snam, Toyota, Air Liquide, Baker Hughes, Bcg, Bureau veritas, Gas & heat, Kew technology, Kiwa, Landi Renzo group, Nextchem, Rina, Saipem, Sapio.
Dai dibattiti è emerso che l’idrogeno, a determinate condizioni, avrà un ruolo rilevante nei trasporti. Oggi però bisogna fare i conti con limiti tecnici ed economici, nonché infrastrutturali. Basti pensare che solo il 4% dell’idrogeno attualmente prodotto viene da elettrolisi alimentata da rinnovabili (il cosiddetto «idrogeno verde»), proprio perché questo tipo di idrogeno è ancora costoso e difficilmente scalabile.
«Spingere sull’idrogeno verde – ha affermato Andrea Ricci, Senior Vice President global gas filling station development di Snam – è fondamentale per sviluppare a pieno il suo potenziale di transizione dato che la crescente domanda di energie alternative vedrà la produzione di idrogeno quadruplicare nel 2050».
Per Franco Del Manso, Responsabile rapporti internazionali, ambienti e tecnici di Unem, «i rischi decisamente elevati per gli investimenti sul mercato dell’idrogeno richiedono un forte supporto sia sotto il profilo normativo che finanziario. Da un punto di vista normativo, la chiarezza e la stabilità delle regole è un prerequisito essenziale per lo sviluppo del settore. Per quanto riguarda le politiche di incentivazione, queste andrebbero indirizzate subito verso l’acquisto di mezzi di trasporto su gomma alimentati a idrogeno e al sostegno per la realizzazione delle infrastrutture di rifornimento. L’idrogeno dovrebbe avere inoltre un livello di tassazione molto basso per renderlo competitivo con gli altri fuels e vettori energetici nelle fasi di avvio del suo mercato».
Per garantire la piena competitività, l’Italia, oltre alla certezza normativa, dovrà dunque investire in infrastrutture sul territorio, in ricerca e sviluppo. Le Hydrogen valleys – cioè luoghi di interesse strategico, dove convivono sinergicamente più usi finali dell’idrogeno, capaci di generare occasione di sviluppo locale e di decarbonizzazione – possono essere una soluzione. L’obiettivo è sviluppare ecosistemi dove si ritrovano contemporaneamente produzione e utilizzo locale dell’idrogeno. Ciò aiuterà ad abbattere i costi delle applicazioni, a creare sperimentazioni e a generare nuove opportunità soprattutto per i territori.