Se qualcuno avesse chiesto a uno studente o a una studentessa degli anni Sessanta e Settanta quale fosse il triangolo industriale dell’Italia, la risposta sarebbe stata una sola: quello che collega Milano, Genova e Torino. Lo stesso quesito posto oggi otterrebbe una risposta quasi del tutto diversa. O meglio, la figura geometrica sarebbe sempre la stessa, Milano occuperebbe uno degli angoli, ma gli altri due sono presidiati ora da Bologna e Venezia. È come cioè se vent’anni di storia economica avessero fatto ruota quel triangolo orientandolo non più verso Nord Ovest, ma verso Nord Est. Lo dicono chiaramente i dati messi insieme dalla Cgia di Mestre basandosi su dati Aiscat. Tre in tal senso sono eloquenti:
- il numero di camion che transita ogni giorno lungo il tratto della A4 Milano-Venezia è doppio rispetto a quello relativo alla Torino-Milano;
- sulla Brescia-Padova corre il triplo dei camion che mediamente solca l’intera rete autostradale. Più precisamente se la Brescia-Padova nel primo semestre 2023 ha accolto 28.618 veicoli pesanti teorici al giorno, la Milano-Brescia si è attestata a 25.920, mentre la Torino-Milano si è fermata ad appena 13.636. Il numero di transiti medi giornalieri dell’intera rete è di 9.838 camion;
- sull’A1 Milano-Bologna sfrecciano ogni giorno 23.431 camion, mentre sulla A7 Milano-Serravalle non si va oltre i 10.209 e sulla Genova-Serravalle a 7.319.
La geografia delle aziende secondo i «100 Numeri per capire l’autotrasporto»
Attenzione, parliamo di transiti e quindi di camion che spesso arrivano o partono da questi territori, ma magari vanno anche altrove o sono alla ricerca di triangolazioni. Perché se si vanno a vedere i dati relativi alle imprese di autotrasporto insediate in questi territori, raccolti da UnionCamere e raccontate all’interno della quarta edizione dei «100 Numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità», presentato lo scorso 10 maggio all’interno del Transpotec a Milano, ci si accorge che se è vero che negli ultimi 10 anni il numero delle imprese del settore è letteralmente crollato di oltre 21 mila unità, in realtà i cali più vistosi si sono registrati anche e soprattutto nelle regioni interessate dal nuovo triangolo industriale. Più precisamente la Lombardia – che comunque rimane in testa alla classifica regionale – è passata dalle 15.733 imprese alle 12.174 con una flessione percentuale del 22,6% (3.559 in termini assoluti), il Veneto ha visto un calo appena inferiore del 21,5% (da 9.926 a 7.787), mentre un autentico tonfo lo ha prodotto l’Emilia Romagna, dove sono sparite quasi un terzo delle imprese – per la precisione il 27,3% – tanto che oggi delle 11.220 che erano ne sono rimaste 8.158, meno di quelle presenti nella Campania, che sale al secondo posto grazie alle attuali 8.956 imprese.
Nel post covid i transiti a Sud crescono più che altrove
Quest’ultimo dato – il sorpasso della Campania sull’Emilia-Romagna – è la migliore introduzione a un altro interessante dato che emerge dalla ricerca della Cgia di Mestre: quello che dal Covid in poi traccia una curva tendenziale di crescita nel Mezzogiorno superiore a quella registrata in altre aree del Paese. Perché se la reginette del Nord, vale a dire la già ricordata Brescia-Padova vede lievitare i transiti del 4,2%, con la stessa percentuale con cui cresce la Verona-Brennero, nel Sud fanno meglio sia la A3 Napoli-Salerno con 8.824 mezzi pesanti teorici medi giornalieri pari a una crescita dell’8,6%, sia la A14 Lanciano-Canosa con 4.773 autoarticolati e un +7,6%.
I contributi regionali al Pil nazionale
Se poi invece andiamo a vedere il Pil, la crescita maggiore è quella della Lombardia (+0,95%), seguita da Emilia Romagna (+0,86%), dalla Valle d’Aosta (+0,81%) e dal Veneto (+0,80%).
In ogni caso, rispetto al 2019 (anno pre-Covid), tutte le regioni (con l’eccezione di Umbria e Abruzzo) hanno recuperato abbondantemente gli effetti negativi provocati dalla caduta del Pil avvenuta nel 2020. In particolare, in Lombardia (+6,65 punti di Pil), in Puglia (+6,18), in Emilia Romagna (+5,62), in Trentino Alto Adige (+4,98), in Friuli Venezia Giulia (+4,77) e in Veneto (+4,60). Anche in questa circostanza, al netto dello straordinario risultato ottenuto dalla Puglia, con una crescita superiore al 6%, la ripresa post Covid ha interessato, in particolare, Lombardia e Nordest.
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